Scendere in cose mai raggiunte stride col senso compiuto, ossia concreto della vita. L'arte ha i suoi perché ai quali trova espressione l'animo umano. L'arte è il viatico, l'apertura scavata tra le onde e contiene il significato della verità.
È uno scrigno in parte segreto, in parte affidato a menti sbagliate.
Se c'è un simbolo che più di tutti racchiude e interpreta il senso compiuto dell'arte, è la chiave che ritroviamo rappresentata anche nel discorso musicale attraverso la chiave di violino ma non solo.
La chiave apre e chiude scrigni e cassetti che contengono materiale prezioso. Non c'è arte che non si dispieghi dal privato di cui è luce e verità. Eppure qui vi è la componente incantevole dell'inesplorato, del non a fondo abbracciato e del rimasto incompiuto. L'attesa è legata a questo contatto sfiorato che ci richiama al momento propizio per essere affrontato e disvelato del tutto. Le voci nel cassetto e che riappaiono attraverso fiumi di parole scritte compiono l'incantesimo di una ierofania, ricomparendo o meglio acquisendo una collocazione nella realtà tangibile. La casualità è causalità attraverso il richiamo a comparire o a ritornare alla luce per adempiere a un destino. Il cassetto chiuso equivale a un tabernacolo che palpita della fiammella di un corpo vivente. È il sepolcro aperto e denudato dalla nuova alba in arrivo. È la rivelazione che si nasconde dietro la normalità quotidiana cambiando il corso delle cose e delle esistenze interessate.
Il cassetto è una piccola cassa che risuona a luci spente. La candela sulla scrivania che si accendeva per appuntare o leggere, inconsapevolmente richiamava a qualcosa che avrebbe fatto sentire il soggetto pronto al momento opportuno. Momento e Memento si appartengono, lo abbiamo già visto e la memoria si accende di rivelazione quando siamo pronti.
La Resurrezione non è forse l'ultimo passaggio alla realizzazione? E la realizzazione non è forse mettere le ali alla verità perché si concretizzi e diventi realtà? Ecco quindi il senso del cassetto di monito a chi crede nella memoria stanca, nell'oblio che invece risuona di un sacro inveramento che spinge a nuove aperture, a nuove conclusioni.