L'autunno è la stagione della perdita di quanto si credeva eterno e della riconquista nel cuore di quanto è vero e indispensabile a noi e alla nostra sostanza interiore. Ci spogliamo del diverso per assaporare chi siamo con un gusto nuovo.
È questo il significato delle stagioni e dell'autunno in particolare, dall'aspetto cattivo perché indefinito. Si è un po' qui e un po' lì e nello stesso tempo ci fa riconciliare con la nostra essenza profonda e autentica. È una stagione in cui tutto si rimescola sulla terra che benché si spogli delle foglie, appare gravida e copiosa. È trasgressivo e anarchico l'autunno. Sembra fare tutto di testa sua, senza tener conto di niente e nessuno, eppure in questo suo apparire bizzarro obbedisce a un ordine che in lui si fa richiamo.
In certi giorni sembra andare di corsa sotto la mano sferzante del vento che crea turbinose vertigini a chi se ne vorrebbe stare tranquillo e in disparte. Altre volte invece, ritira ogni accelerazione e trattiene a mezz'aria il sipario della pioggia lieve come tendine alla finestra che profumano di nuvole innocue o degli sbuffi della teiera sul fuoco.
È comodità e ritiro in contemplazione lontano dalla luce furiosa. È la stagione dei vetri spezzati e dei coriandoli precoci appesi a rami e finestre. Bisognerebbe assomigliare all'autunno per star bene con tutto e indossare contemporaneamente fango e lastre di ghiaccio azzurre come anche il rosa dell'alba mischiato al grigio dei primi comignoli fumanti. Rimescola tutto e crea la bellezza. È così l'autunno, eppure un'insolente letizia tarda a sfiorire nei giorni che si accorciano riducendo di volume le cose. È la stagione del cielo che tutto mescola al suo interno, rendendosi oceano dei relitti lasciati. Facilmente si rende raggiungibile dai salti compiuti nei boschi senza il fiato pesante del sole che sfiamma sul collo. O dall'ilarità fiorita nei campi rutilanti di foglie secche durante la raccolta di ortaggi e la vendemmia che sazia non di pane, ma dell'ebbrezza che porta in cielo a limare gli scogli delle nuvole. È così l'autunno e i primi acquazzoni spaventano. Nascono i funghi e ricompaiono le minute creature segrete che a un brusio tra gli alberi ci fanno ruotare il capo. E si è bambini e si è saggi. Vecchi brontoloni come anche adulti e di quel tipo sfiancato dalle troppe parole e che preferisce ritirarsi in pace o in pena davanti al camino, lasciandosi ascoltare.