Il termine "fuso" deriva da "facere". Tramite il fuso dalla forma a spoletta si crea la filatura al telaio. La forma a spoletta del fuso la ritroviamo nella trottola. La rotazione consuma e assottiglia. In questo senso la filatura delle Parche viene associata allo svolgersi della vita fino alla fine del viaggio.
La danza circolare dei dervishi che ruotano intorno al proprio centro si conclude in molti casi con la caduta a terra. Il corpo precipita e l'anima vola. La caduta coincide con il rinsecchimento. L'uomo albero precipita senza vita, ma mentre l'albero proseguirà il suo ciclo vitale nella Natura, il dervishi è colui che intraprende il suo percorso ascetico che lo distacca dai beni materiali e lo ricongiunge all'energia cosmica. Il corpo si separa dall'anima che prosegue il suo viaggio oltre il mondo, al contrario del corpo che si trasformerà in altro sulla terra.
"Dervishi" discende dal persiano e significa "povero, mendicante". Già il termine esprime una scelta di vita basata sulla privazione dei beni materiali e sul concetto di un'esistenza impostata sul necessario. Il mendicare anticamente aveva un significato diverso da quello che conosciamo oggi. Il mendicante odierno è colui che non ha un lavoro o che per scelta decide di essere il vagabondo itinerante. È lo spiantato. Un tempo invece era colui che elemosinava in quanto esempio di rettitudine e di santità. del povero che indica una via diversa rispetto a quella della moltitudine catturata dal miraggio dell'agiatezza.
I dervishi sono vestiti di bianco, il colore della luce, ma dentro di loro tendono alla nudità che esprime come la magrezza il ritorno all'humus principio di vita. L'umiltà è il concime della vita e la sua finalità. Il nudo o il mendicante è colui che tende verso o ha raggiunto la sua sostanza. In tal senso comprendiamo il valore fondamentale del digiuno seguito da molti spiritualisti. Oltre che a ripulire l'organismo dalle scorie e a purificare, il digiuno sviluppa una forma di allontanamento e di elevazione dalla condizione materica. È sperimentato scientificamente che chi digiuna consegue delle particolari capacità come la levitazione e la facoltà di sviluppare quel lato del cervello lasciato assopito dal consumo di cibo.
Molti santi sono visionari e questa capacità da loro è raggiunta tramite la pratica del digiuno. Il cibo abusato riduce le possibili che ha l'anima di crescere e di rivelarsi. Chi digiuna è il sognatore che non ha bisogno di dormire molto perché immerso nella sua coscienza interiore. Digiuno e preghiera vanno di pari passo e sono l'uno di sostegno all'altra. La preghiera da coloro che praticano il digiuno non è intesa come richiesta ma come incontro e comunione.
"Chiedete e vi sarà dato", dice Gesù nel Vangelo, lasciando intendere una forma di preghiere in cui la richiesta si annulla in quanto superata dal senso di comunione con Dio che riconosce in noi i nostri veri bisogni. La richiesta è sempre esaudita se si è in comunione col Padre, ma spesso non si comprende l'esaudimento perché accecati dal personale bisogno che non corrisponde alla reale necessità.
Dio non guarda al singolo e ai suoi bisogni circoscritti. Egli considera ciascuno di noi come persona inscritta in una trama di rapporti che sono dell'Universo. Ogni cuore è un centro a ricordarci che siamo parte di un tutto. Pertanto, se quanto un individuo chiede va a scatenare una serie di effetti contrari a tutto il contesto di trame, non è preso in considerazione.