I simboli comunicano tra loro e si scambiano messaggi. C'è da parte dell'uomo la necessità di ritornare all'unità primordiale e di ritrovare la propria metà complementare. Nella vita ogni esperienza finalizzata all'unità androgenica non è mai risolutiva. Ogni esperienza ritualistica attraverso il sangue che scorre implica la morte di una parte di se stessi e la complementarità è un'illusione da concretizzare nella vita attraverso il matrimonio.
Nell'Ottocento al sangue necessario al vampiro e al sangue dell'eroe si affianca un'altra forma di sangue, questa implicita che tocca direttamente l'ereditarietà. In un'epoca che abbiamo visto fa ritornare il Medioevo nei suoi punti saldi, la proprietà è quanto di vivo e trasmissibile a livello di sangue esista. I matrimoni combinati per salvaguardare titolo e dote sono all'ordine del giorno e soprattutto tra famiglie aristocratiche, come ben c'illustra Il Gattopardo a proposito del matrimonio di Angelica e Tancredi. Dare la mano della propria figlia a un giovane di un'altra importante casata significa affidare all'altro non solo la carne e l'anima della promessa sposa, ma tutto il suo bagaglio sacro che lei trasmette e porta dentro di sé.
Una madre partorisce eredi e gli eredi sono il sangue vivo e presente di una famiglia che ha radici antiche e le conserva gelosamente.
Per quanto la Sicilia e la Calabria siano circondate dal mare, la prima come isola, la seconda come penisola, il culto della terra ha prevaricato sulle tradizioni marinare. Il mare disperde, la terra è una realtà solida per cui fare progetti e investire per una e più vite ed è proprio il legame con la proprietà terriera ad aver prodotto fenomeni di recrudescenza nella criminalità organizzata. Cosa Nostra già nel nome indica un senso di possesso forzato e arbitrario sulle proprietà e la costruzione di un'aristocrazia parallela a quella di sangue tramite abusi e soprusi. Il sangue si annulla nel mare che è l'antetempore a tutto e a ciò che precede il riconoscimento della proprietà. La traversata dei migranti fine Ottocento e primo Novecento in condizioni pietose quasi disumane e non solo a riguardo dei nostri italiani, procurava un letargo angosciante di languore e paura. La caduta in una sorta di limbo spesso supportata da condizioni igieniche precarie e dalla mancanza di sano cibo. Spiaggiati sulla nuova terra, il richiamo a ciò che si era lasciato si consolidava. La terra nuova richiama la vecchia terra e lascia ribollire il sangue che ha le sue ragioni ingestibili in una mente poco educata. È così che sono nati oltreoceano gli affraternamenti guidati dal sangue comune, identificabile nella terra di provenienza. Il disorientamento indotto dal ritrovarsi altrove, in un altro mondo ha portato i nuovi emigrati a rintracciare membri della famiglia già sbarcati a suo tempo o amici compaesani che avrebbero offerto lavoro e riparo in cambio di un prezzo grande. È così che la mafia ha dato un prezzo a ciò che prezzo non avrebbe: il sangue, le radici. È così che dopo l'esperienza di passaggio e straniamento vissuto sulla nave, al di là non li avrebbe attesi il Paradiso ma un inferno già iniziato a casa ma allora ignorato.
La mafia italoamericana ha sfruttato il sangue di amici e consanguinei e così è cresciuta in una forma di vampirismo deviato che partendo dalla cura delle origini e del culto di famiglia, ha impiantato una realtà eretica che ha finito col disprezzare le radici per nutrirsi delle loro carcasse. E ancora, per altre vie, continua a farlo.