Essere nudi è l'opposto di essere spogli. È combaciare con la propria integrità. È un valore morale prima che sensuale. Chi è nudo si ritrova in se stesso e in piena corrispondenza col proprio involucro. È l'evidenza della riconduzione all'uno, di contro alla via dispersiva del molteplice.
Il suo opposto è l'essere spogli. Chi è spoglio sente gravi mancanze in sé, profonde lacerazioni che lo portano a desiderare e a un impossibile appagamento.
Chi desidera è sempre spoglio, chi è nudo ha tutto pur non possedendo nulla, tranne se stesso che equivale al Cosmo intero.
Il Cosmo non è forse la proiezione di ogni singolo microcosmo?
L'espressione "Il re è nudo" smaschera ogni finzione. La Natura è nuda e mai spoglia, anche d'inverno, anche in primavera e in estate. I fiori e i frutti le appartengono, non sono aggiunte. Combaciano con l'ordine delle cose. L'essere umano invece è nudo quando prova amore, perché ha la capacità di mostrare se stesso ed è spoglio e triste in mancanza di esso. In questo caso la privazione va a coincidere con la solitudine e una condizione di prostrante avvilimento. Potremo stare fra tanti, al centro di una festa, ma senza la persona amata a fianco non potremmo che sentirci nel deserto, fuori posto.
L'umiltà è della persona nuda. Sta bene con se stessa e non ha bisogno di altro. È una foresta lussureggiante. Chi è spoglio incarna l'esperienza del deserto.
Anche la voce diviene sostanza e veste di luce chi ama. La voce dell'amato è il canale di individuazione che raggiunge il cuore dell'altro. Dio ci chiama attraverso la vocazione non solo sacerdotale. Ci chiama ogni giorno. La sua è la voce che grida nel deserto e ci colma e ci pervade cancellando ogni ombra di grigio. Noi la riconosciamo e ci riconosciamo figli Suoi. L'appartenenza è nella voce che ha i suoi familiari riverberi. Travalica le onde di spazio e tempo, è il filo che unisce noi stessi e noi stessi a chi amiamo e a sua volta ci riporta a sé.