In varie occasioni ho indugiato sul variegato tema dei sentimenti, approcciandomi da prospettive mai del tutto esplorate in rapporto ad esso. Siamo soliti associare i sentimenti ai sensi, entrambi capaci di introiettarci nei recessi dell'anima e di porre in relazione il mondo più intimo con quello dei rapporti umani.
Ne sono sorti intrecci significativi che hanno catapultato l'interesse per la Psiche in dimensioni impensabili. Sensi e sentimenti non sono solo parte di un tutto, ma sede di una corrispondenza biunivoca che ci rende presenti a noi stessi e poi agli infiniti mondi in cui siamo. Se intrecciamo i due ambiti percettivi ed introspettivi dei sensi e dei sentimenti, amplifichiamo elementi e aspetti della Natura, rendendoli parte partecipata di noi.
La Natura partecipa a noi quanto noi ad essa e questo è già un motivo scatenante nuovi sentimenti, finestre pure che guardano verso il nostro interno. Un tramonto può allora essere definito un sentimento perché il mezzo e la risoluzione efficace con cui noi ci catapultiamo in noi stessi e cogliamo ogni riflesso delle vibrazioni a mo' di stella che quel tramonto scatena in noi. L'Arte ci aiuta in questo processo, diluendo sempre ulteriori frontiere che ci impediscono di catapultarci in noi. Ci educa ed attrae nuove percezioni che immettono su sentimenti vergini perché mai prima provati e verificati personalmente. Il mondo della soggettività brilla grazie al tripudio di stelle che identifichiamo come sentinelle che guardano verso l'infinito abisso riposto in noi e a cui i sentimenti ci immettono.
Ho parlato prima degli effetti scatenanti un tramonto. Educa e sconvolge apportando i benefici della serenità. Al tramonto aggiungo il mare quale elemento di confronto tramite cui l'uomo tira fuori se stesso. Il mare è forza indomita che invita al rispetto nel senso non di cieca obbedienza, ma di circospetto timore. Riportandomi al greco antico, al mare collego il verbo "timao" usato in rapporto a ciò che è in alto e suggerisce obbedienza, così come a quanto suscita un richiamo al Sacro. Il mare ci guarda dall'interno e c'invita a considerare le nostre forze e le nostre possibilità. Col mare non si scherza. Esso richiede distaccata partecipazione. Il mare è ciò che siamo e che non vogliamo considerare armati nella mente di manie di onnipotenza. È amico del dolore che ci permette empaticamente di considerare l'altro come parte di noi. La sofferenza a cui siamo ammessi nella dimensione materica, ci consente di preservarci dal male e di non causarlo. In questo si svolge la legge degli equilibri che proprio il mare ci stimola a ricordare.
Stimare e Onorare scardinano e riconsolidano il rapporto uomo Assoluto. Se riassumiamo in noi il vero significato di "Assoluto" che è sciolto, ci riappropriamo della dimensione fluida quale termine di confronto con cui operare in noi il legame col Trascendente, grazie al quale ogni relazione tra l'Io e l'Altro è possibile.
L'Assoluto è anche il terreno delle forze irrazionali, altro dagli istinti che nella persona non educata a una severa evoluzione delle proprie intelligenze si possono scatenare. Se sfidi ciò che non ha una sua intelligenza di discernimento, vieni divorato e anche a proposito di questo il mare ci viene in soccorso e ci suggerisce l'ascolto.