Anche quando proviamo a ritornare e a ricucire lo strappo commesso, l'ingratitudine mostrata verso la vita resta.
Nella gratitudine ritroviamo tutto e tutti. Chi amiamo e quanto incece ci ha fatto del male. Anche il dolore rientra nel quadro della gratitudine ed è parte della gioia e della malinconia del nostro ricordare.
Quanto meno è evoluta la civiltà sotto il profilo della spiritualità, tanto più l'uomo è portato a esprimere ingratitudine. Si esprime ingratitudine nelle continue e pressanti lamentele, e quando ci lasciamo colpire da qualcosa e da qualcuno al punto, da abbandonare tutto il resto e il percorso compiuto insieme a chi di colpo non facciamo più appartenere a noi.
La vita è amore. Non esiste altro che questo. E molte volte all'ingratitudine facciamo corrispondere la stoltezza. È difficile cambiare salendo in gratitudine. È più facile che il cambiamento venga dall'odio e porti all'amore o dalla cattiveria esistente conduca alla bontà, e non che dall'ingratitudine porti alla gratitudine. La gratitudine è ampiezza dell'anima il cui spettro visivo è fornito dai colori della sensibilità. Quanto più si ha un'anima grande, tanto più si esprime il grado di riuscire a cogliere la Magia che non è mai dell'uno da solo, ma di ciascuno in relazione all'altro e agli altri. Dall'interrelazione nasce l'infinito e la sua amplificazione. Siamo tutti parte di un Tutto che prende vita nel momento in cui ogni nota s'inalbera dalla voce del singolo per dare corpo e ampliare gli spazi dell'infinito. La prole non è che crescita in moltitudine che ha senso e consistenza nella qualità affettiva che in essa e tramite essa si svolge. E pertanto alla moltitudine dovrebbe sempre accompagnarsi la gratitudine. Tutto nasce per prolificare e morire una volta aver dato e lasciato la propria impronta. Che ogni impronta depositata non sia che un lascito della nostra presenza che ci faccia dire di aver lasciato qualcosa, anche solo una serie di passi l'uno dietro l'altro, del nostro passaggio su questa terra. L'amore non rivelato, non donato, sarà forse colto ed espresso da chi camminerà sui nostri passi, non necessariamente figlio o nipote. Chiunque si faccia discepolo di un segno agli occhi degli altri insignificante, riscatterà dall'ombra la vita di chi amore non avrà dato o suscitato. Siamo trasmettitori d'amore alcuni visibili, altri notturni, ma comunque in grado sempre di far amare qualcuno anche solo in solitaria e basta questo a profondere di valore e senso il viaggio di ciascuno.