In alcune regioni italiane c'è la tradizione di chiamare babbo il papà. A rendere conosciuta questa usanza ha contribuito senza dubbio il comico Benigni con le sue macchiette. A Firenze così come a Bologna, nelle Marche... e un po' in tutto il Centro Italia i bambini ma non solo chiamano i papà col nome generico di babbo. Il più celebre di tutti resta Babbo Natale che ci riporta al leggendario regno delle renne.
Che ci fosse un legame tra i "babbo" e il Babbo Natale dell'estremo Nord ci eravamo arrivati un po' tutti, ma cerchiamo di capire da dove proviene il simpatico o cacofonico a seconda dei gusti, "Babbo".
Il suono "b" così come il "p" e l'"m" ci riconducono all'infanzia in fasce, ossia a quando i bambini emettono i primi balbettamenti che avvisano dei primi passi verso la comunicazione. "Babbo" è sicuramente un termine che crea ancora più di "papà" un rapporto familiare e ludico tra il bimbo e il suo ristretto mondo. Andando oltre le sensazioni che pure sono di un taglio convincente e rapportandoci al bisillabe bebè, arriviamo all'origine di "babbo" che troviamo annidata nella radice "bl" propria delle lingue nordiche, sassoni e germaniche nello specifico. "Bell: campana", "bubble: bolla" ma anche "blue" e "ball" sono parenti stretti di "babbo" in cui la "l" è stata assorbita dalla seconda "b".
"Bubble: bolla" è il termine anglofono più strettamente vicino a "babbo". La relazione con blu è di tipo archetipico e tende ad associare l'acqua e le bolle al colore blu.
L'associazione "bolla babbo" è importante perché ci introduce nella dimensione dei bambini e ci aiuta a percepire il mondo con il loro spirito. I bimbi piccoli hanno una particolare predilezione per ciò che è tondo e su questo si sono sbizzarrite le fabbriche di giocattoli della prima infanzia tra orsacchiotti e peluche soffici e tozzi. La rotondità, la sfericità ci riportano alla dimensione del sogno e degli archetipi, alla quale sono legati i bambini. Sembra inoltre che la memoria infantile sia legata alla loro stretta esperienza di vita prenatale e al racchiuso e protettivo mondo del ventre materno e della grande bolla della placenta. I Paesi nordici a differenza di quelli mediterranei in cui la via conoscitiva razionale (solare) ha preso il sopravvento su quella emozionale (lunare) hanno mantenuto più di noi il contatto con la conoscenza intuitiva e percettiva del mondo, conservandosi nel tempo ed evitando così il terribile iato tra cultura e tradizione, quest'ultima un sottoprodotto della cultura matura e consapevole.
Con il termine "babbo" il bebè cerca di cucire col proprio genitore quel rapporto magico instaurato con la mamma e il suo ventre. Il bebè coccoloso riconduce anche gli adulti al regno primitivo del calore domestico e familiare. "Papà", "pupo" e "pappa" a quello di rotondità e calore sostituiscono quello di protezione e sostentamento introducendoci a un ambito di evoluzione all'insegna della crescita razionale. "Papà e "Papa" sono in relazione tra essi e introducono a una forma di distinzione gerarchica. Il bambino chiama papà colui che avverte essere la figura genitoriale a capo della famiglia, così come il papa è a capo della Chiesa cattolica. Il pupo è la figura tenera in relazione al papà che provvede al suo sostentamento. All'origine di "papà" e "papa" c'era probabilmente "capo" che ritroviamo nel traslato "capo famiglia" e nel lontano "chief: capo" da cui "father: padre" in inglese che ha prodotto il familiare "dad, daddy".
Da notare che mentre il termine "mamma" è simile in tutte le lingue del mondo, quello di papà con le sue molteplici variazioni, cambia. Questo perché il genitore è avvertito come figura più lontana di quella genitrice che partorisce.
Ritornando alla figura di Babbo Natale c'è da dire che mentre noi adulti tendiamo a riflettere e a confrontare noi stessi col mondo, i bambini hanno la tendenza a rapportare il mondo alla loro ristretta ma completa realtà. Babbo Natale è il personaggio grassoccio e simpatico che consegna loro i bei pacchi voluminosi che custodiscono i ricchi doni. Altro è il babbeo, derivato da "babbo", che indica una persona tonda e goffa, di cervello piccolo e caratterizzata da un'ingenuità sbalorditiva, rimasta indietro nel tempo.