Adorare, mettersi con le mani giunte verso il proprio figlio è un'assurdità imbarazzante se confrontato con i comportamenti e i costumi odierni. Siamo arrivati al punto che le madri maledicono e uccidono i loro figli perché oppresse, condizionate o semplicemente per vendetta verso l'ex marito.
Tutto questo oggi da parte delle madri soprattutto verso le figlie, in mancanza di quella complicità spesso ricercata dalle mamme che si sentono sole e abbandonate in una società frustrante e sempre più alienante. Si entra in competizione o in finta solidarietà con le figlie spesso se amate e vezzeggiate dal papà.
Le Letture, l'infanzia di Gesù, sono state travisate spostando l'attenzione sulla prole maschile e sul primogenito a scapito delle figlie spesso ridotte a collaboratrici domestiche. Con gli inizi del Novecento non è andata meglio. Il ruolo della donna operaia ha soltanto accentuato questo fenomeno mascherato da finta modernità. Gesù è nato maschio e la devozione delle madri si è rivolta ai primogeniti o comunque ai figli maschi. Gesù è nato maschio e ciò ha prodotto tanti fraintendimenti che non hanno fatto altro che radicare e peggiorare una certa mentalità diffusa e inattaccabile soprattutto nei Paesi Mediterranei.
Gesù è nato maschio perché a quei tempi se fosse stato femmina nessuno gli avrebbe dato retta. Gesù è nato maschio e su questo s'innestano tante motivazioni tra le quali quella della libertà di spostamento non concessa a una donna di allora sicuramente preda di una rete di maldicenze anche volgari che ne avrebbero compromesso la sacralità.
La storia è piena di episodi che attestano matricidi e figlicidi per varie ragioni, non ultima ereditaria. Donne avvenenti che si sono viste messe ai margini da figlie giovani oltreché belle. I meccanismi che scattano sono sottili e diabolici in apparenza. In realtà psicologici e difficili come i complessi di Edipo e di Elettra ben rappresentati dalle tragedie greche.
Le situazioni cambiano, si adattano e ci trasferiscono a un'attualità spesso dissonante dai nostri desideri. Difficile è pensare che i meccanismi alla base siano gli stessi, ma così è perché la cultura della psiche umana ha bisogno di tempi molto lunghi per abbracciare nuovi modelli di vita. La psiche dal greco "farfalla" ci parla proprio dell'evoluzione dell'uomo individuo influenzata anche dagli impulsi che gli arrivano dalla cultura sociale, evoluzione che conserva al suo interno risposte a retaggi ancestrali che si sono cristallizzati nelle epoche. Di certo non viviamo più al tempo delle guerre tra Atena e Sparta che si contendevano l'egemonia, ma nel figlio specie se unico o primogenito splende il riflesso del padre, marito esemplare o uomo inaffidabile che sia. Rimane perpetua l'immagine di perfezione scolpita nella madre anche se delusa, anche se ormai svuotata da un rapporto coniugale finito male.
È difficile per una donna smettere d'amare. L'amore per una moglie e madre è vita e per quanto tradita, ci sarà sempre una parte di lei legata a quell'uomo scelto come marito anche se per sbaglio. Per l'uomo è diverso. Si sente in un certo senso chiamato ad adottare anche come padre la donna che sceglie come compagna di vita. Si cambia anche durante il matrimonio e ci si allontana finanche da se stessi e da quel mondo che si ha dentro e che di colpo si va rivelando. In un padre la figlia è il riflesso della moglie mancata, di quella figura sposata e da cui negli ideali, nel confronto relazionale si è sentito tradito. La figlia è l'immagine della donna di cui avere cura a vita. E riecheggia in lui l'immagine della madre. Figli che s'innamorano delle madri a livello platonico, perché premurose e protettive come mai sarebbero le donne di oggi. E viceversa, figlie che s'innamorano dei padri quasi incarnassero l'immagine del principe azzurro. Succede ancora e forse ora più di prima, complice una realtà che ci svuota per offrirci il nulla. Complice anche il comportamento della donna sempre più ossessionata dal culto dell'immagine che la porta alla deriva dei contenuti, di quei contenuti che molto spesso proprio lei vorrebbe, finendo con l'accusare il mondo perché mancano.