I branchi di cani di custodia a greggi e mandrie costituiscono in Calabria una questione seria che andrebbe ampiamente discussa. Di fatto impedisce di passeggiare e gustare in tutta tranquillità gli splendidi paesaggi di cui questa regione dispone e gode.
In Sila ad esempio, le zone dei laghi sono praticabili solo nei centri abitati, perché al di fuori dei territori da pascolo sorvegliati da maremmani e altri cani posti di guardia alle greggi. Se in altre regioni sarebbe proibito godere di una natura generosa per motivi legati alla piccola criminalità di furti e rapine, qui in Calabria l'impedimento principale arriva dai cani che in branco costituiscono un serio problema aiutati dallo stato dei luoghi incontaminati dalla presenza umana, rimasti quindi immacolati nella loro bellezza. La Calabria è poco urbanizzata grazie anche alla geografia dei territori fortemente accidentata. L'abbandono dei cani non è la causa principale a monte della costituzione del branco. Manca la sorveglianza da parte dei padroni pastori che non pensano ad addomesticare a dovere i loro cani utilizzati al solo scopo di governare greggi e mandrie spesso sconfinanti dai loro poderi, come accade ad esempio in Sila. Qui gli animali da pascolo si spostano liberamente divenendo proprio per la presenza dei cani un reale problema per chi coltiva lo sport della pesca sui laghi e per i cercatori di funghi. Meno per i cacciatori in quanto provvisti di fucile. Andrebbe a mio avviso meglio controllata e regolamentata l'attività di chi si dedica alla pastorizia, obbligando i padroni dei cani a sorvegliare le greggi affinché non si allontanino, nonostante i cani, dal loro territorio di pertinenza.