Un tempo i soldi si facevano dal niente. Bastava possedere un'idea originale, sorvolare su offese e calunnie e guardare in avanti. Così ad esempio esordì Mc Donald agli inizi del Novecento, vendendo panini per strada.
Il Novecento era figlio dell'Ottocento che aveva comunque trasmesso vizi e virtù del Capitalismo secondo cui l'uomo può trionfare da solo. Oggi questo non basta più. Manca la genialità nei giovani bravi a fare chiasso con le genialate del momento che passano e finiscono nel dimenticatoio. Manca l'imprenditorialità vincente del "se ci credi puoi farcela" che ha portato nomi come Briatore a calcare la scena della grossa economia mondiale. Non sono più neanche gli anni di Zuckerberg e dell'invenzione dei social, buona o sbagliata che sia. Oggi non s'inventa più nulla perché tutto c'è già. Al nostro posto lavorano robot e computer che hanno incamerato talmente tanti dati, da portarsi in avanti da soli. All'uomo il ruolo di comando e di governo delle macchine e dell'umanità divorata essa stessa dal principio secondo cui, chi governa, strumentalizza gli altri, e del pesce grosso che mangia quello piccolo.
La colpa non è da attribuirsi come si vuol far passare, alla secondarietà dell'istruzione. Un tempo la scuola non era per tutti, eppure grandi geni l'umanità ha partorito. Il dramma di oggi è che, scuola o non scuola, c'è un netto rifiuto verso il pensiero e la volontà di progredire sulla via delll'analisi critica della realtà. C'è una pigrizia diffusa che si traduce in mancanza di azione e di reazione che non sia la mascherata pro Gender o, tradotta in musica, il rock demenziale dei Maneskin. Il rock nasce da una contestazione alle regole imposte da uno status sociale sbagliato o che non viene condiviso. Il rock è anticonformista, ma quale contestazione porterebbero avanti i Maneskin totalmente allineati al pensiero unico vigente? Se pensiamo che persino la snob radical chic Chiara Ferragni si è mobilitata affinché da casa si votasse loro all'Eurovisio 2021, capiamo bene che la loro eccentricità è serva e non reattiva.
Chi è il contestatore nella musica odierna? Sicuramente il bravo ragazzo del Conservatorio, fidanzato e prossimo alle nozze e per nulla immischiato in faccende tipo Porti Aperti, mascherine e Green Economy. Il ragazzo un tempo giudicato provinciale, attento a produrre in anonimato e a salvaguardare se stesso e i suoi valori. Non importa se si vada o no all'Università, l'importante è coltivarsi e portare avanti un sogno slegato dai programmi di plagio mondialista. Lontano dalla sete piratesca salvauomini e mirato a conservare e a tutelare il luogo, puntando su un'attività famigliare di piccola imprenditoria e lasciando perdere il discorso dei likes veri o presunti sul proprio blog. Il dramma oggi è di quei giovani che sono un caso a parte e proprio all'interno dell'istituzione liceale o universitaria. Quei ragazzi, vere menti pensanti, che non cascano nella rete ingegneristica messa a punto dai loro docenti forgiati e pressati dalla élite mondialista. Quei ragazzi capaci di saper dissentire senza alcun traguardo in porto. Perché proprio loro, ritenuti trasgressivi e col capello corto, sono il cosiddetto pericolo che rischia di far vacillare tutto il sistema di mascherate in atto. Questi giovani e non i sedicenti intellettuali alla Scanzi, forse non conquisteranno mai una laurea ma sarà grazie a loro se la Cultura avrà un seguito, in quanto autodidatti con molto più di un sogno in testa. Ossia con la volontà di farcela a restare integri, senza doversi piegare a nessuno. Di questi giovani pochi vedranno la laurea, ma poco importa. Importa invece soffermarsi sul perché succede e sul perché i più valenti mollano e gli inetti proseguono, proprio quegli inetti che ci ritroveremo al comando delle istituzioni locali e poi a salire, e che un pò tutti definiamo buoni a nulla.