Il commissario Cotticelli si è rivelato una persona del tutto inadeguata a svolgere un compito tanto importante che di dovere spetterebbe a chi conoscesse dal di dentro la materia delicata della Sanità. Né un burocrate e né tanto meno un militare di alta carica.
Cotticelli si è materializzato in tivù nelle sembianze di una brava persona andata in tilt per conteggi e scartoffie varie, incapace da solo di far fronte a una mole ingente di lavoro perché i Governi, così agiscono: inviano il commissario straordinario, scaricando a lui la patata bollente della gestione di un territorio.
In Calabria ricevere il commissariamento significa non regolarizzazione, bensì dover sopportare una figura o più nell'accomodamento di una realtà a lui, a loro estranea e di cui lui, loro non si cureranno mai. Lo vediamo nei comuni commissariati per infiltrazioni mafiose, vere o presunte che siano. Il Governo più di tanto non indaga e spesso si attiene al visionamento superficiale di fascicoli mal interpretati che giacciono mesi, per non dire anni, nelle procure di competenza. Non basta un commissario per comune sciolto per mafia, spesso ne occorrono tre o persino sei. Chi sono e cosa fanno?
Alcuni di loro sono invisibili non perché dotati del dono della trasparenza, ma perché mai visti in sede. Eppure guadagnano e tanto, molto più dei parlamentari! Sulla pelle di chi li accoglie e che intanto vive il dramma della paralisi di un territorio che andrebbe risanato sotto molteplici aspetti, non ultimo quello della gestione e dell'adeguamento delle strutture.
Il luogo si ferma quando c'è un commissario. E con lui le gare d'appalto e le necessità di un territorio che dà fastidio perché reclama ascolto e viene così barbaramente azzittito.