“Come in un sogno l'amore viene con passi silenziosi.“
Spesso è proprio dal confronto col diverso che germoglia un'inedita bellezza, figlia di un incontro che desta meraviglia in chi si siede e sa ascoltare.
Ma la bellezza è anche sfuggenza e s’identifica con quella malinconia struggente di chi, pur possedendo sentimentalmente l'oggetto del proprio amore lo identifica con quell'immagine misteriosa, quell’icona ineffabile che ha destato in lui tanta meraviglia.
C'è in ognuno di noi un giardino perduto che riaffiora a tratti con la vaga scintilla di un ricordo e par ci sfiori come l'ala di un Angelo venuto a distrarci dal rumore della vita. Quando si parla di amore, di bellezza sfiorata, di malinconico incanto nel poetico giardino di colori e profumi che inebria l'anima, ci riconduciamo al poeta bengalese Tagore. Di padre Bramino, egli ha assaporato la bellezza estatica e contemplativa tipica delle culture orientali dedite allo slancio mistico d'incontro con la bellezza del creato e alla fusione con esso. L'amata che tanto ricorre nelle Poesie d'amore del poeta e prosatore Tagore è un richiamo al l'intensa evanescenza delle cose che ci avvolge per strapparci al doloroso mondo del presente in cui è la materia con la sua fragile e dispersiva identità a dominare.
Il volo degli uccelli che ricorre in molti suoi componimenti, diventa simbolo di un amore non errabondo, ma costruito in due secondo i precetti orientali, che fa dell'innalzamento in volo sulle nefandezze quotidiane un rito da compiere ogni giorno. Ci si libra nel riverbero del cielo, all'unisono con una vibrazione interiore che inonda lo spirito e lo tramuta in saggezza. Contrariamente al sentimento nazionalistico d'ispirazione ghandiana che alla fine dell'800 conquistò la cultura indiana stanca dell’ngerente colonialismo inglese, in Tagore la spinta d’impronta sicuramente aristocratica alla tolleranza, porta ad aprire un dialogo con la ricca civiltà europea che non disdegna di far comparire nelle sue opere, attraverso una velata sensibilità.
L'Inghilterra si spoglia della sua veste di furba aguzzina per ergersi a nobile effigie della letteratura di età vittoriana. Gli anni universitari vissuti nella madre terra del colonialismo furono decisivi. Lo spirito romantico inglese campeggia nelle opere di Tagore, incontrando sfumature olfattive che provengono dal caro giardino ancestrale che ancora alberga sentitamente nella sensibilità indiana e orientale in genere.