Dante ci presenta il Purgatorio come un monte. Il monte, a differenza della montagna, stimola la figura di un triangolo isoscele. Il monte è slanciato, la montagna è massiccia. Come ho già spiegato nei precedenti articoli a proposito degli agrumi, il triangolo è l'evoluzione estetica che segue allo schematismo induttivo dei raggi della circonferenza.
Gli spicchi rappresentano le sezioni dei rosoni medievali e ci parlano dell'inscrizione dei poligoni a più lati all'interno della circonferenza che richiama l'ordine e il Cosmos. Nella sezione della circonferenza o sezione aurea i raggi vengono concepiti come triangoli componendo la stella a cinque o a sei punte all'interno del Cosmo. il messaggio è che dalla scintilla di Dio ha avuto luogo la formazione dell'Universo. La stella è quindi direttamente legata alla figura di Dio e ci porge la luce che illumina il Cosmo.
Rapportiamoci adesso al Purgatorio di Dante.
Il monte del Purgatorio ci propone il riferimento alle protuberanze femminili. Con il Purgatorio Dante ci pone a contatto con la dimensione al confine tra ctonio e diairetico. Il Purgatorio è la cavità della pietra che ha custodito Gesù sul finire della notte, in prossimità dell'alba della Resurrezione. Il sepolcro nella cavità della roccia e il monte della Crocifissione sono riferimenti alla dimensione femminile. Il Purgatorio di Dante va quindi ben oltre queste configurazioni spingendoci verso la luce che è al di là della dimensione del regno ancestrale femminile. La luce di Dio si sfrangia nel Creato e il monte del Purgatorio è uno spicchio dell'intera stella o scintilla divina.
L'intero viaggio di Dante suddiviso nelle tre cantiche è tutto incentrato su Amore e Stella. La scintilla di Dio è scaturita dall'amore di Dio di cui la donna stilnovistica si fa tramite. Ecco pertanto il ruolo di Beatrice. La stella dal canto suo come immagine percorre l'intero poema e scandisce il passaggio tra le tre cantiche. La ritroviamo anche alla conclusione del Paradiso che spiega il nesso tra l'amore e appunto la stella. "L'amore che move il sole e l'altre stelle.", va ben oltre lo scoccare della scintilla divina intesa come prima nota dell'Universo alla quale si accordano le note dei pianeti. È questa la visione che matura nel Medioevo e porterà al Neoplatonismo di Marsilio Ficino che si afferma nella seconda metà del Quattrocento. L'amore si propaga per emanazione da Dio nell'Universo stimolato dall'obbedienza interna di ogni singola parte che compone il Tutto nel Medioevo rappresentato dall'Universo. Il Tutto si contrappone al molteplice che è scatenato dalla forza disgregatrice del male. È in tale prospettiva che Dante inserisce Apollo (Appollo secondo alcune trascrizioni del poema) nel Paradiso. Il dio compare non solo perché in riferimento al sole che rappresenta ma perché come il Sole (da "solo") egli è l'integrità che si contrappone alla potenza disgregatrice del male. Il male disperde, scioglie i legami e su questo andrà ad incidere la filosofia di Giordano Bruno a cavallo tra Cinquecento e Seicento. L'integrità sviluppa una forza accentratrice che si esprime attraverso la polarizzazione delle cattedrali romaniche e gotiche costruite in modo da orientare il fedele dall'ingresso principale verso la regione absidale.
La stessa forza polarizzatrice è presente nella donna secondo la visione stilnovista. L'integrità calamita, altro dall'affascinare in cui l'oggetto soccombe al soggetto, ed è quindi argomento della stregoneria. La donna slancia verso l'Alto nel firmamento di stelle, elevando l'uomo dall'impianto terreno. È quanto sempre Dante suggerisce in una delle sue espressioni più forti della Divina Comedia, rivolgendosi agli uomini. "Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virture e conoscenza." Dante qui fa riferimento alla grazia di Beatrice che inserirà successivamente nel Paradiso, e al Dolce Stil Novo, accostandola al tema delle virtù di cui la donna è esempio e guida. La conoscenza però, spetta solo a Dio in quanto Alfa e Omega dell'Universo. Quindi amore.