La realtà dell'albero nel tempo della narrazione ottocentesca
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La realtà dell'albero nel tempo della narrazione ottocentesca

Invito all'Arte
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Una casa padronale trasformata in una villa prestigiosa
Una casa padronale trasformata in una villa prestigiosa

 

L'uomo è il tempo. Il tempo fa l'uomo. Si incomincia dalla casa col tetto simbolo della stabilità affettiva, del rifugio domestico, e dall'albero di fianco, crescita ed evoluzione. Al principio è la casa a offrire protezione all'albero. In seguito, crescendo, sarà l'albero il custode della casa. Al di sotto di esso le radici contengono il tesoro dell'albero, la forza, e della casa: l'amore che fa crescere bene e in salute. Il tesoro nascosto è un motivo ricorrente delle antiche fiabe e lo si ritrova anche nella narrativa romanzesca dell'Ottocento. Il tesoro perduto e interrato nel podere di famiglia è un classico che ci comunica intensi significati. La terra è sangue sepolto ma ancora vivo. È la tradizione di famiglia che si perpetua. Il sangue della terra è il sudore sversato da contadini e coloni e mal ripagato dai proprietari. Il tesoro sotto l'albero antico, monumento della proprietà, raccoglie e unisce. Nella sua radice c'è non solo la storia della famiglia possidente. Vi trovano accoglienza anche le singole vicende di chi ha nutrito, coltivato quel podere. È curioso osservare come la storia di famiglia abbia una sola voce e come invece, le storie dei braccianti siano varie come le foglie dell'unico albero appese per miracolo.

Ungaretti prendendo spunto dalla poesia greca antica paragonera' le foglie ai caduti in guerra. Le foglie che cadono sono le singole vite di chi è in equilibrio precario sul filo della vita e vive ogni giorno come un dono e un miracolo. La cultura dei miracoli attecchisce nel popolo più che nei ceti agiati, a continuo contatto con gli stenti. Tra i nobili si diffonde spesso per mantenere alto il favore dei ceti bassi capaci in massa di rovesciare i regimi.

Le famiglie povere sono inizialmente numerose e poi via via, i più deboli cedono sotto la spinta di una vita che non sostiene e premia i più buoni, ma i più forti.

L'albero nell'Ottocento non è più solo un simbolo ieratico. È un simbolo dell'irrazionalità della vita e del suo agire incomprensibile senza alcuna legge di vendetta o nemesi. La legge della compensazione rappresentata dalla Nemesi affiancata alla giustizia riguarda forse chi comanda e si fa portavoce dell'autorevolezza dell'epoca. Gli errori dei patriarchi ricadono su figli e nipoti e su questo schema si concentra la narrativa romantica d'oltralpe. Non può esserci punizione nell'agire della Natura perché la punizione di per sé obbedisce a meccanismi di giustizia. Ciò che governa la Natura è illeggibile per l'uomo e non può essere che ascoltato, ossia letto o anche narrato. Il trasporto della narrativa romantica è regolato dall'ispirazione, dalla voce dell'ascolto che si particolarizza in ogni artista. L'erede dissonante con i meccanismi esistenziali della famiglia è colui che rompe il cerchio della tradizione nel bene o nel male, a seconda, deviando il corso della vita propria e altrui. Gli ultimi , ossia operai e braccianti o anche poveri senza nome che brancolano all'ombra della città, i miserabili per intenderci, loro sono un numero importante, eppure all'interno di quel numero rose di colori splendono, ciascuna con una propria variazione. Il ventaglio delle donne agiate racchiuso nella mano come uno scettro o una bacchetta magica si annulla dinanzi alla vita che si espande tra le viscere della società e s'innalza da qui verso la Storia.

Ho detto che "parole" e "prole" hanno la stessa origine etimologica. Le parole nei ceti agiati diventano mosche, pezzetti di carta al vento. Si estinguono i ricchi nel fiume di parole che ostentano ma che di fatto non conservano alcuna sostanza e la sostanza dell'uomo cos'è se non il suo tempo? E su questo s'interrogheranno le menti di primo Novecento riflettendo sul nozionismo classico. La prole ha senso come continuità ma per ogni madre ogni figlio è un individuo prezioso e non in relazione al nome della famiglia o all'eredità di sangue. È prezioso perché parte cucita al proprio grembo, ma anche perché a lui la madre dedica il suo tempo convertito in attenzioni e in amore.

Siamo tempo e siamo ricchi tramite il tempo che spendiamo nel donarci agli altri, a incominciare da chi ci sta più vicino.

Gli antichi costruivano le case con robusti muri che partendo dal basso si assottigliavano via via. A rappresentare la solidità vera e sensata che dimora nell'invisibilità delle basi che però vanno sempre ricordate e venerate. La casa padronale ha sempre non uno ma due alberi di fianco al cancello principale a testimoniare la solidità dei due ceppi famigliari congiuntisi in matrimonio.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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