In ogni individuo vivono il piccolo (nano) e il gigante. Il primo è legato alla natura e alle sue radici nel sottosuolo, il secondo alla potenza effusiva del sole. Il nano ci parla direttamente del carattere fertile della Natura e dei semi al principio di ogni evoluzione.
Il nano è la contrazione dell'energia di potenza che nel tempo si espande in tutto il suo splendore. La chimica del mondo è affidata ai maghi nani che ne studiano processi e dinamiche. L'alchimista è spesso rappresentato da un vecchietto gobbo e occhialuto che studia la trasmutazione dalle particelle più piccole alle più grandi, in un crescendo dalla materia meno nobile alla più nobile, materia la cui esistenza poggia sulla conoscenza dei metalli.
Molte fiabe fanno riferimento al tesoro dei nani che sarebbe custodito o sotto un albero o in una buia e misteriosa cantina dall'accesso difficoltoso. Il tesoro dei nani altro non sarebbe che il meccanismo che regola la materia dall'interno, riproponendosi in svariati modi anche negli esseri superiori, secondo un percorso che va dal basso verso l'alto.
Il gigante è colui che al contrario ha difficoltà ad accedere al regno delle cose piccole e minuziose e anche senza volerlo, è portato a calpestare gli esseri piccoli che spesso non scorge.
È la luce che entra in conflitto col regno delle ombre. È colui che viene abbagliato dalla sua stessa luce che non coglie come virtù.
Al principio del Cosmos tutte le gerarchie di creature vivevano in armonia tra di loro perché l'uomo era in armonia con se stesso e centrato nel proprio sé. Nel momento in cui egli riflettendo su se stesso separò l'ego dal Sé, la realtà apparve scissa e suddivisa per classi. L'ordine fu messo in subbuglio dalla pretesa del potere che fu conteso dai giganti. Su questo scontro tra gli dei e i giganti s'intrattiene Esiodo nella Gigantomachia. Sui giganti altrimenti chiamati Titani sono sorte diverse discussioni di ordine antropologico e teologico innanzitutto. In ogni cultura si fa riferimento ad essi la cui presenza è riscontrabile nelle più importanti teogonie a differenza dei nani relegati alla narrazione popolare.
Nel Romanticismo si riaccende l'interesse per i Giganti e non solo a seguito delle importanti scoperte archeologiche che ne attesterebbero l'effettiva esistenza in un remoto passato. Con l'esplosione del nuovo Gotico l'interesse per le atmosfere notturne e tombali richiede l'intervento della controparte, affinché ne vengano esaltati i tratti. La luce serve per potenziare e inverare la descrizione delle atmosfere criptiche. La vaghezza dell'ombra ha bisogno dell'effusione della corona del sole, tramite la quale rendere all'opposto le atmosfere macabre e spettrali. Ma oltre a quanto ora accennato c'è un'altra ragione ugualmente interessante se non ancora di più.
Le scoperte geografiche illudono in merito alla contrazione delle distanze. Il mondo sembra più piccolo ora che anche gli spostamenti per mare avvengono più facilmente e in modo più confortevole. La realtà però è diversa. L'uomo si va ricredendo sul suo potere estensivo, di dominio sul mondo nel momento in cui percepisce nell'estrema lontananza altri sottomondi non ancora perlustrati e che mai forse lo sarebbero stati. Territori attraversati da gole e monti non valicabili, il confronto con le distese desertiche immense, il regno della savana e delle foreste pluviali mettono in risalto l'inadeguatezza dell'uomo dell'Ottocento a penetrarli e una nuova coscienza si affaccia, di paura verso l'aspetto selvaggio e indomito della Natura. Ciò che richiama, spaventa. È quanto l'uomo dell'Ottocento sembra confessare. Si avverte allora la necessità di recuperare dal proprio immaginario ancestrale la figura del gigante capace di abbattere ogni limite, fuorché quello di addentramento nell'infinitamente piccolo.
Ogni volta che l'uomo ha dovuto confrontarsi con le paure inculcate dall'immensamente grande e vasto, ha richiamato da dentro di sé la figura del gigante spesso utilizzata come ponte tra questo e l'altro mondo. Il gigante è frequentemente rappresentato con un piede nella dimensione conosciuta e con l'altro in quella sconosciuta che spaventa. I giganti sono alla base della storia di Messina, la città dello Stretto che per quanto piccolo, ha sempre presentato diverse insidie. Le maschere dei giganti sono caratteristiche e del repertorio popolare siciliano, della zona di Messina nello specifico, e della Costa Viola che sta dall'altra parte, in Calabria. Il gigante Atlante fu il primo a rappresentare il mondo, avendolo visto dall'alto e da lui prende il nome il maestoso Oceano Atlantico.
Verne cerca attraverso il carattere mitologico della sua narrativa di riconciliare i due aspetti del mondo piccolo e del mondo incredibilmente grande, affinché l'uomo sia forte nel combattere il.grande nemico che si affaccia sulla soglia del nuovo secolo e che nulla ha a che fare con il suo tesoro nascosto, archetipico. Il grande nemico è la nuova era positivista che slancia verso la fiducia esasperata nella scienza e sarà questa un mostro da cui l'uomo del Novecento verrà schiacciato e sconfitto.