La figura del maestro nell'immaginario collettivo dell'Ottocento
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La figura del maestro nell'immaginario collettivo dell'Ottocento

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La figura del maestro nell'immaginario collettivo dell'Ottocento
La figura del maestro nell'immaginario collettivo dell'Ottocento

 

Durante il Romanticismo ci si interroga spesso sul fuoco divorante della passione, quasi questo fosse altro dalla calma matura di un rapporto. Nascondere equivale a rivelare alle persone giuste, ma sulla capacità di intendersi spesso nascono seri dubbi che si trascinano lungo la narrazione e che riflettono il problema della lingua accusato molto forte in Italia.

Muoversi sul doppio filo del linguaggio, quello tradizionale locale e quello universale non è da tutti, così come non è di tutti i maestri soddisfare l'esigenza di un italiano serio e rispettoso della nostra nobile lingua.

Il maestro è una figura capitale al centro della cultura romantica proprio laddove è forte il fenomeno dell'emigrazione. È una figura altamente formativa e onnicomprensiva non solo per quanto riguarda la trasmissione della cultura relativa alle materie di studio ma anche per l'educazione e altro. Se la figura del precettore "uomo o donna che fosse" era vincolata all'istruzione e all'educazione signorile conforme alle regole del tempo, con cui impostare il discepolo o la discepola, la figura del maestro è altro. È un modello di compassione e comprensione che spesso degenera in severa autorità tramite la bacchetta per disciplinare. A dire il vero questa immagine si afferma agli inizi del Novecento e durante la dittatura fascista, mossa dall'esigenza di inquadrare i ragazzi secondo lo schema precostituito del regime dell'epoca.

Il maestro differisce e dal precettore e dai padri o suore dei collegi. Qui serio si fa il discorso per la forte compromissione della religione che va a incidere e in negativo sulla qualità degli studi e della formazione dei ragazzi. Tanti saranno gli scrittori che, passati dalla mortificante esperienza del collegio, intraprenderanno un percorso avverso alla religione che li aveva ingabbiati in severe costrizioni. James Joyce è uno degli esempi più eclatanti. Nonostante il suo rigetto per la fede, egli per primo affermerà di essere stato impostato su un qualcosa di preesistente a lui stesso e che nessuno potrà mai cancellare. Termini inerenti alla formazione religiosa rimarranno in lui come dati acquisiti con cui dipanare il contenuto della narrazione caratterizzata da forti accenti emotivi di contraltare alla forte impronta ironica.

La fede è un fiume che sottace e scorre e alimenta il legame con la terra di provenienza. Ho citato Joyce che era irlandese anche in rapporto alla forte emigrazione che contraddistinse l'Irlanda nell'Ottocento e in buona parte del Novecento verso i nuovi territori americani. E anche per la figura del maestro che lì, nell'isola britannica, fu basilare anche al fine di mediare e contenere la lotta tra Irlanda del Nord e Irlanda del Sud, tra Cattolici e Protestanti.

Il maestro era colui che raccoglieva gli umori dei villaggi di cui insieme al parroco era la figura di riferimento. I medici all'epoca non erano presenti ovunque ma rappresentativa resta la figura del medico condotto che si reca in visita dei più umili, anche sotto forti nevicate per onorare il suo servizio.

Il dovere morale è un'onda formativa che attraversa tutto il XIX secolo. È un carattere che sfuma nel senso di missione spesso travisato dai conquistatori coloniali dell'epoca sotto l'egida delle monarchie più autoritarie. Il maestro rimarrà, nonostante fosse necessaria all'epoca la quinta elementare e successivamente la terza media, il punto di riferimento per generazioni di uomini e colui che spinse per la maggiore la scolarizzazione delle donne. Tema questo particolarmente avvertito in quei paesi sperduti, ancora sotto il forte condizionamento di un'arretratezza economica e culturale rimasta irrisolta, anche a unificazione avvenuta.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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