Il cambiamento può significare tanto nella diversità di intenti. Comunque è mosso da necessità che spesso sono dello spirito. Le necessità sociali di porre una svolta sono mosse da bisogni materiali non per questo irrisori o di minore importanza.
Durante la fase del Risorgimento e ancor più della Rivoluzione Francese il cambiamento rappresenta la necessità di conferire dignità a tutta la popolazione che, proprio in quanto rappresentata massicciamente dalle fasce minori, prende il nome di popolo. La dignità è nell'uomo ed è questo un punto su cui insiste il pensiero di Rousseau.
Il popolo insorge e da noi per popolo s'intende l'onda umana che percorre in lungo e in largo lo Stivale, in attesa di un processo di unificazione a lieto fine. Cammina l'uomo attraverso la borghesia nascente e cammina il pensiero imponendosi alla prepotenza imperialistica straniera, di Francesco Giuseppe e non solo, anche di quei popoli ben più lontani come l'Inghilterra che approfitterà del buon vento patriottico per cancellare dal Sud l'economia estrattiva.
Il cambiamento quando si opera sul piano sociale può illustrare due bisogni: il primo di svoltare, il secondo di combattere contro, affinché il cambiamento non si concretizzi. La resistenza del pensiero è stata al Sud pilotata. Comunque, nonostante il processo di unificazione andato in porto, le cose non sono cambiate in meglio. A beneficiarne è stato il Nord e il tricolore della nuova bandiera nazionale sembra dimostrarlo, facendo riferimento prevalentemente al Nord Italia con la neve, i verdi prati. Resta il sangue versato nel bene e nel male a coinvolgere la nazione intera. Per il Sud il rosso sangue continuerà a scorrere.
Il cambiamento nel suo significato più intimo lega l'uomo al suo pensiero più profondo. Determinante è stato lo spostamento dell'obiettivo dalla dimensione sociale a quella del raccoglimento interiore. Le feste, il bagliore accecante del lusso hanno decentrato l'uomo dalla sua sostanza. La cancellazione dell'alito spirituale dà adito a svolte immaginabili proprio attraverso il Carnevale e il gioco delle maschere. La mascherina, oggetto di seduzione in voga tra il Seicento e il Settecento, sembra richiamare l'uomo sui contenuti ermetici e alchemici del Seicento. Il Barocco vorrebbe sopprimere il bisogno intrinseco di Assoluto distraendo con la sua imbarazzante artificiosità che si rende mezzo di propaganda a sostegno dell'agiatezza più aristocratica. Allo stesso tempo ne sigla il fallimento.
Il gioco delle maschere, il Carnevale con i suoi personaggi ci fanno comprendere che esso ha un senso solo in rapporto al suo breve periodo di durata. È un'onda primitiva che coinvolge il popolo partendo dal basso e perde il suo valore simbolico e di festa nel momento in cui diventa esternazione spudorata delle agiatezze aristocratiche. Il suo apice di divisione tra ciò che dovrebbe essere e ciò che si rivela lo raggiunge alla corte di Maria Antonietta. Lo scollamento della festa che ha in sé un'originaria impronta sacra dal popolo, porta l'uomo alla resa dei conti con se stesso e alla necessità di ritrovarsi tale attraverso la riscoperta di Dio.
Non può esserci alcun principio di convinta dignità se non per mezzo del recupero della voce dell'Assoluto all'interno dell'uomo e affinché ciò avvenga, occorre recuperare una visione chiara e intellettualistica della realtà che illumini il nuovo percorso da intraprendere.
Con l'Illuminismo il rapporto fede uomo non viene cancellato ma recuperato in altra via. Prioritaria diventa la concentrazione sulla società che lontano dagli alti ranghi anche religiosi e farciti di ipocrisia è cambiata tantissimo e attende le dovute risposte. Si rende allora palese la necessità di recuperare la filosofia nei suoi valori e di darle un risvolto pratico ed è su questo punto che si concentra il pensiero di Kant. L'etica va riconquistata e reimpugnata perché attraverso l'etica passeranno le nuove indicazioni da impartire alla società. Filosofia, religione e società diventano le tre stelle guida dell'Illuminismo il cui limite sarà proprio lo slancio verso i nuovi stimoli impartiti dalle conquiste scientifiche. Di monito questo a un nuovo decentramento dell'uomo, persino più pericoloso del precedente, a cui le teorie dei pensatori del Settecento non riusciranno a far fronte. È il tempo della prima industrializzazione e del timore di una nuova alienazione dell'uomo.