Il governo della ragione sull'anima è un forte tema dell'antichità che ha presentato distorte o acute interpretazioni, a partire dal Cristianesimo. Nel Medioevo il dissidio tra anima e mente ha portato a una fioritura di esempi artistico letterari.
L'amore è sopra ogni logica e giudizio, ma nel momento in cui è assorbito dalla tentazione corporale, viene surclassato. Alla ragione spetta il controllo di tutto. La ragione, rappresentata dalla testa, rende l'uomo equilibrato e l'equilibrio inteso in termini di classi sociali è espresso dai nobili che amministrano contadi e popoli.
L'usanza di tagliare la testa ai nobili corrotti è tipica del Medioevo e si trascina oltre, fino alle soglie dell'età moderna, come ben c'illustra l'episodio del ghigliottinamento della regina Maria Antonietta. È un'usanza che l'Occidente eredità dai Celti poco inclini a perdonare chi occupa posti di comando e manca di giustezza ed equilibrio. Ai ceti inferiori spetta l'impiccagione.
La testa nel Medioevo è la sede di ogni misura e la persona educata alla ragione non si lascia andare a sbandamenti di sorta. La misura si conquista attraverso lo studio e l'osservanza di precetti e virtù. La visione del senso di misura associata al raziocinio umano esplode nell'Umanesimo e si afferma nel Rinascimento. L'esempio più significativo ci giunge dall'uomo Vitruviano di Leonardo che concretizza visivamente il pensiero umanistico secondo cui l'uomo è misura di tutte le cose.
Il senso di misura ci giunge da molto lontano e affonda le sue radici nell'architettura sacra e nell'arte muratoria. Nel Medioevo la misura è di chi segue la strada di Dio, la ragione è vista al di sotto dell'osservazione della Fede cristallizzata nei precetti della Chiesa, nonché nell'esercitazione delle virtù. È questo un concetto basilare che va a pregnare la categoria degli artigiani, di coloro che creano e dei costruttori delle cattedrali. Il corredo scultoreo immaginifico che ritroviamo all'interno e all'esterno delle Cattedrali gotiche ci presenta immagini simboliche di artigiani, muratori e carpentieri con la testa grossa e sproporzionata al resto del corpo. Lo stesso dicasi per monaci e santi dell'Alto Medioevo. Chiunque ha rapporti col sacro e opera nel discorso della fede non può che essere contraddistinto simbolicamente da una testa importante, a significare l'evoluzione del pensiero guidato dalla presenza illuminante della fede. L'uomo medievale ha Dio al centro della propria vita. L'uomo celtico ha il legame uomo Natura, quest'ultima governata dalle forze divine non intelleggibili razionalmente dall'uomo e rappresentate dal Femminino. Ciò spiega il tradimento di Ginevra a Re Artù che trovò spazio nell'epica cortese medievale. I tradimenti vanno contro ogni temperanza ma acquisiscono valore pedagogico attraverso la narrazione di cantori e bardi.
Nel Romanticismo sottolineano la potenza della Natura intesa secondo il pensiero egheliano come spirito. La temperanza non è nella Natura e non può esserci nelle profonditàa' agitate dell'uomo. Alla società spetta il compito di intiepidire i contrasti che possono sfociare nella violenza. Capitale resta il ruolo della cultura intesa come educazione atta a smussare i pericolosi eccessi dell'uomo.