La decadenza attuale si evince anche dal fatto che pochi sono gli artisti che si propongono nella ritrattistica infantile. Proporre nell'arte equivale a proporsi, a lasciare tracce di sé nella visione oggettiva del mondo.
La pittura classica è costellata di scene che vedono protagonista l'acqua nei suoi svariati luoghi e momenti. Fontane dal getto lieve, laghetti fantastici che sono veri e propri specchi di luce a rappresentare la serenità che sopraggiunge al crepuscolo ed è compagna della sera. Infine il momento buio o quieto della notte.
L'arte classica è rifugio dell'immortalità dell'uomo che passa attraverso espressioni rassicuranti in cui il divino è mitezza e candore o slancio punitivo necessario alla ricomposizione dell'armonia. Le scene figurative di episodi mitologici suggellano la rabbia e la violenza, a conservarle come monito per l'avvenire. Più che oggi in cui l'immediatezza è il raptus del selfie, l'uomo nel passato affidava alla propria interpretazione artistica una responsabilità morale che era anche resistenza in prospettiva di un ritorno della sospirata calma. L'uomo antico più di quello attuale intravedeva nella pace la senile dimora da raggiungere nell'equilibrio dell'età matura, una volta sedati i sentimenti di rivalsa e di cupidigia e di conquista.
Così, le lettere di Seneca a Lucilio sono l'occasione per il filosofo romano di sciogliere i nodi di un battagliero stoicismo, smorzare i toni e aprire a ideali di universalità. La dirompenza lascia il posto alla saggezza che è conseguimento della misura e l'acqua nella ritrattistica delle scene pittoriche segue il cammino evoluzionistico dell'uomo in tale prospettiva.
I bambini nelle opere pittoriche sono finestre sulla speranza. Il sorgere del sole su foreste labirintiche che aprono a scenari di sacrificio e combattivi. Sono altresì la presenza stabile di un universo immaginifico interiore che mai dovrà andare perduto. La preservazione del proprio sé nei marosi della vita.