Il Natale ci aiuta a riscoprire l'importanza di donare. Come la Pasqua, è la festa della morte e della Luce che ci attende oltre.

La morte ci rende buoni, arriva quando saliamo di coscienza e consapevolezza. È il dono che facciamo a chi resta quaggiù e amiamo. La crudeltà spietata è quella senza alcuna ragione se non il non senso e macchia la morte. Se non c'è senso nella vita non può esserci senso nella morte e l'unica spiegazione non è che la casualità come si evince da un certo Esistenzialismo. La vita allora, per chi vede nell'intuizione di una dimensione trascendente la purezza assoluta, non è che caduta esperienziale e colpa, come insegna Cioran. Al di là di ipotesi e valutazioni intellettualistiche e filosofiche, la morte, in base a quanto comunicano le tradizioni più antiche, caratterizzate da una visione ciclica dell'esistenza, è l'uscita dal cerchio delle esperienze terrene e il conseguente inserimento in altre esperienze cicliche che abitano l'oltre. Ma anche l'aldilà, secondo le teorie quantistiche intuite dalle precedenti civiltà, consta di passaggi ciclici continuativi attraverso altre infinità di mondi. Queste possibilità infinite vengono concentrate nella figura volumetrica della sfera che rappresenta il conosciuto cosmico che contiene al suo interno volumi di esperienze intrinseche ed implicite non abbracciabili dalla mente. La mente è il limite e l'uomo col suo limite dà la misura a tutte le cose, ma la perfezione è inclusiva di ciò che trascende il limite e abita l'invisibile. A tal proposito, il libro che consiglio questa settimana è “Sfera armillare" di Adelfio. E. Cardinale, che permette di entrare nella visione dell'Universo in eta' rinascimentale rappresentato da una prospettiva prettamente egocentrica tipica dell'epoca.

La lotta alle streghe condotta dall'Inquisizione pone seri interrogativi sull'arresto dei processi conoscitivi sapienziali che in età pagana avevano il femminino come punto di riferimento. Il fallimento dell'età rinascimentale si riassume nella forte ingerenza della Chiesa in quelle che sono le competenze matematico filosofiche, impedendo alla conoscenza umana d'interpretare la sfera nella sua poliedrica molteplicità e di andare oltre i dati acquisiti. La sensibilità seicentesca si esprime nell'abbondanza a volte nauseabonda che cerca di riempire tutti i punti lasciati scoperti dallo scibile e di consolidare questo liquidando la teoria delle infinite possibilità.
La Sfera pertanto deve necessariamente ripartire dal cerchio dei suoi primordi per poi complicarsi delle tante rifrazioni speculari che generano altre realtà. Lo specchio nel Seicento diviene pertanto espansione dell'io nell'immagine riflessa che amplifica vanità e lati oscuri affidati all'analisi alchemica. Non basterà l'Inquisizione con la sua caccia alle streghe a frenare l'interessamento verso il riverbero dell'anima e le sue energie sottili, con una forte repressione rivolta Yalla materia spirituale che balzerà fuori dalla sua oscurità riecheggiando nelle epoche successive. La distrazione dell'Illuminismo da ciò che è puramente spirito non offuscherà quanto dall'anima individuale dei più sensibili agognato. Ciò marcherà il forte dissidio tra la ragione e l'altro, riscontrabile nel Faust di Goethe che rivisita in un’ ottica nuova quanto dal Medioevo era stato a mo' di leggenda accantonato.