In base a quanto detto nell’ultimo articolo di Amore e Psiche, lo sguardo obliquo nell’arte associato ai santi e alle figure eremitiche evidenzia non solo il carattere nobile della santita’ conclamata, come si era portati a sostenere nel Rinascimento con l’attribuzione ormai assodata del termine Madonna alla Madre del Cristo
La Madonna e le figure sacre sono ritratte con sfarzosi costumi che li calano nella contingenza insieme a figure storiche contemporanee a quella dell’artista pittore e di contorno ai soggetti principali rappresentati. La preziosita’ dell’anima incontra la raffinatezza materiale portando alla ribalta la temporalita’ della Chiesa. Cio’ più che nel Medioevo in cui le immagini apparivano piatte e poco plastiche, ferme a una concettualita’ simbolica che col Rinascimento assume sfumature ontologiche. Infatti, è proprio nel tardo Rinascimento che la prospettiva acquista una valenza geometrica dal momento che l’uomo e’ configuarato al centro dello spazio e l’assetto urbanistico e’ concepito a misura d’uomo. L’uomo ha delle potenzialita’ enormi che lo condurranno nel ‘600 al di la’ delle teorie accademico filosofiche. Lo spazio e’ straordinariamente dilatato e non ha un semplice valore di sfondo, come apprezziamo nella Monna Lisa o nelle opere del Masaccio. Lo spazio rievoca le infinite possibilita’ dell’uomo che si trova ad essere il fulcro dell’Universo come ci suggerisce l’Uomo Vitruviano di Leonardo. La geometria impedisce all’uomo di sfuggire alla realta’ che acquisisce un senso. La Natura appare docile e domestica al contrario di quanto avverra’ secoli dopo con lo studio del Sublime. L’analisi filosofico matematica della realta’ di matrice razionalistica porta l’arte a dissociarsi da una connotazione sacra a carattere simbolico e viene ad essere coltivata dalle qualita’ antropiche (vedi I pittori italiani del Rinascimento di Berenson).
Giotto e’ distante anni luce dall’arte sacra rinascimentale, nonostante i suoi tentativi di trasmettere attraverso la pittura un senso compiuto alla prospettiva la cui carenza dimensionale viene offuscata e limata dall’uso del colore che da’ risalto all’icona sacra.
Rimane al centro del figurativo rinascimentale il carattere della sfuggenza dello sguardo che solletica enigmi e sensualita’. La Monna Lisa ad esempio coniuga al suo interno il mistero umano con quello divino attraverso la morbidezza dello sguardo e il gioco di ombre che contornia un sorriso difficile da interpretare e svelare. È una Madonna umana che reca con se’ il mistero di un'ontologia che cerca di coniugare l'uomo al sempre più crescente potentato della Fede. L'uomo Leonardo è uno scienziato che non disdegna di interrogarsi sul Mistero che però interpreta in chiave umana andando ben oltre le sue stesse capacità d'ingegno.
Al di la’ di tutto, la sfuggenza dello sguardo e’ un richiamo alla dimensione oscura che i grandi mistici del passato sono riusciti a penetrare e a tramandare con epistolari e confessioni. Guardare senza focalizzare, apre ad altre percezioni e non ha solo il semplice significato di dominare il mondo. Chi incrocia e centra con lo sguardo gli occhi dell'altro instaura con questi un dialogo o un confronto sullo stesso piano. La sfuggenza invece indica superiorita’ e mette in guardia.
Nel Cristianesimo bizantino gli occhi suscitano l’impressione della trasversalita’ e potenziano l'appartenenza all'Assoluto che si manifesta attraverso lo sguardo che sembra abbracciare l’universalita’ e al contempo esprime il principio basilare dell’umilta’ nel Credo ortodosso.