Se e’ vero che non tutti gli occhi vedono le stesse cose, e’ altresi’ vero che solo pochi, i sensibili, sanno cogliere nella realtà i suoi tratti meno appariscenti o del tutto invisibili.

Il concetto di sensibilità è alquanto vago e muta nelle epoche. Si è sensibili se romantici, oppure, come nel caso delle persone superficiali, si è sensibili solo alla bellezza fisica. La sensibilità associata alla profondita’, quindi non solo estetica, va coltivata già in tenera età ed è suscettibile a mutamenti dettati dall'ambiente in cui si cresce, nonche’ dalla formazione culturale. Non è esente da stimoli e imprinting, ne’ tanto meno dissociata dagli umori storico culturali. La letteratura, per quanto attraverso i tempi ci comunichi una varietà di immagini ed emozioni, cela al suo interno ramificazioni che collegano autori e culture distanti nel tempo, delineando cosi’ una mappatura mandalica che vede al suo centro l’uomo in rapporto all’ambiente capace di infondergli stimoli. Anche in pittura e in altre espressioni artistiche ritroviamo orditi richiami e riecheggiamenti che non sfuggono ai fruitori piu’ sensibili.

Se il Decadentismo attraverso i suoi espedienti linguistici e’ riuscito a dare voce a suoni e colori semplicemente ricorrendo all’uso plastico delle parole, nelle epoche precedenti influenzate da una non ancora tramontata classicita’ era l’utilizzo del lessico forbito a conferire peso ai contenuti. I grandi poeti medievali e rinascimentali con il sommo Dante in primis, all’interno delle loro opere ordiscono trame che riconsegnano gli acculturati a filoni espressivi distanti nel tempo e nello spazio, mirando alla costruzione di vere enciclopedie di riferimento. La Divina Commedia di Dante in questo si rivela inclusiva ed esaustiva nel contempo. Al di la' dei riferimenti storici a personaggi noti e contemporanei al sommo poeta, e’ capace, attraverso una lettura attenta, di introdurre il lettore in luoghi dominati da ombre, richiami sfuggenti e offuscati dalla ricerca di una implacabile luce. La magia del bosco ci avvolge conducendoci in un percorso letterario in cui l’allegoria apre a scenari non interpretabili se non ricorrendo all’esegesi dell’anima. La selva oscura che segna l’incipit del cammino non smetterà mai di nutrire la sensibilità di chi da essa si lascia condurre. Trascendendo i confini di un tempo storico, il lettore viene catapultato nella foresta dell’attualita’ che scorre nella sua anima capace ancora di riconoscere una familiarita’ con i paesaggi allegorici danteschi. Il giudizio morale ivi presente, nonostante le trasgressoni incise dai nuovi condizionamenti epocali, non smettera’ mai di abbandonare l’uomo, configurandosi come limite e suo necessario punto di forza.
Il bosco dantesco nelle sue ineludibili sfumature si erge a labirinto umano, a pavimento terreno dal quale l'uomo può innalzarsi attraverso le colonne della conoscenza che conducono alla luce imperitura. La scacchiera iniziatica di luce ed ombra nella quale si muove Dante accompagnato dal suo maestro, riproduce la raffigurazione medievale di cattedrali e luoghi sacri e portentosi nei quali la logica umana si perde nel difficile dialogo con simboli e dilatazioni spinte verso l’Altrove.
L'uomo non può che essere maestro di se stesso. Introiettando i grandi savi di ogni tempo, diviene immagine speculare di ogni edificio sacro che convogli dentro di se’ lo spirito dell’umanita’. Dante, vicino come ben sappiamo alle dottrine esoteriche di provenienza islamica, introduce col linguaggio della sua Comedia l’ampio ventaglio di esperienze umane, curato in ogni dettaglio, filtrato dall’ottica della spiritualita’ medievale che vede in ogni opera, anche architettonica, la summa di tutto lo scibile umano.