Il canto tra scientificità e stupore. La Fondazione Centro Studi Rinascimento Musicale
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.

Fondazione Centro Studi Rinascimento Musicale

Interviste e Recensioni

Il canto tra scientificità e stupore. La Fondazione Centro Studi Rinascimento Musicale

Di rinascita è colma la primavera. La rinascita è il canto di elevazione dell'anima, congiunto a un significativo impegno scientifico e metodico che influisce nella didattica. Il Rinascimento associato al canto profuma di un caldo benvenuto in quest'epoca grigia che avrebbe bisogno di tendere le braccia verso un'arte a sostegno di un codice espressivo luminoso e luminante. 

E proprio al Rinascimento tramite il canto, impresso nel titolo della Fondazione Centro Studi Rinascimento Musicale e all'impegno profuso dall'eccellente soprano Nella Anfuso è dedicata questa recensione.

Con la definizione di musica colta si designa il repertorio musicale suddiviso per generi che faccia capo a una tradizione pervenutaci attraverso documentazione scritta. A questo insieme si riconduce anche l'opera lirica supportata dalla musica d'orchestra.

Nonostante il melodramma sia nato all'alba del Seicento, la musica colta s'inquadra nel solco di una tradizione che vede protagonisti l'alto Medioevo e la musica cortese. Il significato "colto" pone un distacco effettivo dalla musica popolare d'ispirazione mitologica e orale, ma benché l'attributo lasci intendere una discriminazione alla base di tipo sociale, la definizione "colta" porta a ben altri intendimenti. "Colta" fa appello a due connotazioni spesso marginalmente considerate. "Colto" e non erudito, pone l'accento su una comprensione che ha origine nei sentimenti più nobili e profondi a cui l'ignoranza impedisce di giungere. Si può essere colti anche senza istruzione, semplicemente attingendo alla sensibilità del cuore che, in quanto calice, tutto e per tutto intendo ogni tipo di sensibilità, contiene. La musica colta insieme al canto lirico si consolida nell'Ottocento in cui si riscopre il senso delle radici di appartenenza. "Colta" pertanto assume le sfumature di identitaria, attributo che conferisce al patrimonio musicale e canoro dell'epoca ùn'impronta passionale che non trascura la dolcezza levigante della scala vocale e armonica eseguita dagli strumenti.

Come lascia altresì ben intendere l'aggettivo "colta", la musica con tale definizione ci riporta al feudalesimo in cui grande valore ebbe la cura della terra come fonte di ricchezza e origine della nobile tradizione feudale. Coltivare significa coltivarsi ed è tale il fine della musica colta tramite cui si educa al trasporto e alla poesia lasciati vibrare dagli accordi ben eseguiti che in quanto tali smussano gli spigoli dell'animo umano e ne dissodano i grumi, purificandolo.

La musica colta porta alla ribalta la questione importante delle radici che legano l'uomo al territorio e alle stagioni, divenendo occasione di ebbrezza conseguita durante le feste agricole reinserite in un nuovo quadro interpretativo nel periodo rinascimentale. Le feste e i grandi banchetti rispolverano attraverso il nuovo filtro antropocentrico l'entusiasmo delle celebrazioni pagane indirizzandolo verso un sentimento goliardico tipico dell'età giovanile. Il canto sgorga come cascate di freschezza dall'esplosiva gioia di vivere che nella Toscana di Lorenzo il Magnifico porta a una rigogliosa fioritura delle arti. "Chiare, fresche et dolci acque" aveva verseggiato Petrarca il secolo prima, salutando il plumbeo Medioevo che pure aveva brillato nella magica terra di Toscana di menti e geni poetici con all'apice il sommo Dante. Non si può prescindere l'arte dalla seduzione di un territorio e ancor più dall'intestino legame con esso ed è quanto la cultura medicea ci ha a tutt'oggi trasmesso, recuperando la votazione alla bellezza insita nella capitale Firenze ricca e seducente come un fiore. Proprio partendo da questi nobili principi e dando voce e risalto a ogni punto da me tratteggiato, la Fondazione Centro Studi Rinascimento Musicale svolge un attento lavoro di recupero e di formazione teso a una analisi filologica scientifica del canto, scavalcando le zone di ombra stimolate da una modernità devastante. La sede nella scelta già esplica la potenza dei vari progetti ai quali è dedita la Fondazione che ha inserito all'interno del proprio piano di formazione la materia di filologia impartita dall'eccellente soprano Nella Anfuso. Tantissime le attestazioni di stima e i riconoscimenti di pregevole rilievo rilasciati alla Fondazione per l'ottimo lavoro svolto fino ad oggi nella riqualificazione del canto e della cultura. Non ultimo il patrocinio della Biblioteca del Senato al congresso "Il canto incantatore" tenutosi in occasione dei 150 anni dell'Unità  d'Italia, che ha visto come relatrice proprio la filologa soprano prof.ssa Nella Anfuso.

Compito principale dell'arte è proprio quello di accompagnare l'uomo alla scoperta della sua identità nelle cui radici profonde riposa nella sua integra bellezza la verità. E proprio alla cura della verità è orientato l'impegno della Fondazione la cui sede principale si trova ad Artimino in provincia di Prato, all'interno della villa medicea "La Ferdinanda" inserita nella splendida cornice degli scavi etruschi. Artimino deve il suo nome ad Artemide, dea della caccia, venerata anche dagli Etruschi. Dea silvestre che rappresenta e invera la forza primordiale della Natura, Artemide: colei che conduce all'arte è la dea della naturalità e della forza vitale insita nella Natura. È per assimilazione a Bacco la dea della sfuggente ebbrezza, tema trascinante del canto carnascialesco di Lorenzo il Magnifico "Il trionfo di Bacco e Arianna".

Educare i promessi cantanti a esprimere e a non reprimere le doti innate è l'obiettivo da cui parte la Fondazione a cui affianca l'impegno di un metodo che ha radici consolidate. Questo impegno si traduce in un completo ed esaustivo percorso di studi che tende a valorizzare e a salvaguardare le inclinazioni personali accompagnandole attraverso un programma di formazione impostato intorno ai due perni vitali: il metodo scientifico e la didattica. Il canto come estensione della fonazione è il punto da cui partire e condurre un discorso che non resti indifferente alle tante materie e discipline umanistiche, tra queste la filologia. E proprio alla preparazione in esso si sono dedicati il Maestro Gianuario e la Signora Nella Anfuso mentre erano alla presidenza della Fondazione. Entrambi sostengono che la Lirica sia la fine soprattutto dell'Opera, del Canto e dell'Ottocento, dimostrandolo scientificamente con i loro studi.

Lei sa essere incontro carismatico tra la ponderatezza osservata e raggiunta dal continuo esercizio della tecnica e il toccante volo in un tripudio di note che come stelle lascia sparpagliare intorno a sé, emozionando senza sconvolgere. Il suo è un canto del cuore mai sanguigno e impetuoso, ma rasserenante, capace di lenire anche il mortificante spettro della morte evocato e risvegliato da una potenza vocale resa e supportata da una presenza scenica che solca lo sguardo. Dotata di una straordinaria padronanza di sé che non si abbandona ad accenni protagonistici, l'estensione vocale di Nella Anfuso non scade mai in esagerati virtuosismi. La sua voce dipinge lasciandosi ben comprendere da chi si sente raggiunto dagli effetti creati dalla sua voce che riserva un'adeguata apertura al senso di sorpresa che rende vivo e presente l'ascoltatore. Non è forse il canto la conclusione  di un processo che scioglie le catene all'anima in un continuo e liberatorio ingranaggio di morte e rinascita? Con la Anfuso succede e il canto si coglie vera magia.

VIDEO: Nella Anfuso e Giulio Caccini, 'Cruda Morte'

 

VIDEO: Nella Anfuso e Giulio Caccini, 'Perfidissimo Volto'

 

Ippolita Sicoli
Ippolita Sicoli