L'impronta libera della musica nella culla della tradizione. Il cantautore compositore Sergio Borsato
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Sergio Borsato

Interviste e Recensioni

L'impronta libera della musica nella culla della tradizione. Il cantautore compositore Sergio Borsato

Definiamo la verità con attributi unici, dimenticando che è una stella che pulsa magnetica nel cuore. La verità è il contrario di una scatola chiusa ed etichettata per bene. Ci insegue con profumi e sfumature diversi finché non l'avremo sentita nostra. Quasi fosse argomento di una spiritualità salottiera o accademica, oggi dimentichiamo il nesso portante tra la verità e l'arte, di cui la musica si fa portabandiera.

VIDEO: Sergio Borsato, Inno a te

 

Alla verità e alla libertà in musica è dedicata questa recensione che ha per protagonista il cantautore compositore Sergio Borsato, un'autentica eccellenza nel firmamento del cantautorato attuale.

La cultura odierna designa col termine "tradizione" quanto non viene ricondotto al concetto di movimento. Dietro questa idea c'è la sistemazione in un archivio mentale di ciò che si crede non possa fornire altro che un sordo ripetersi. La tradizione ha in sé un valore compiuto a cui nessuno sembra volersi più curare, tralasciando di farlo respirare con nuovi contributi e renderlo così vivo. Assistiamo pertanto a un inneggiamento di stampo conservativo di tutto un bagaglio che viene riproposto per tivù con uno spirito di revival teso a rinverdire la memoria di chi da adolescente o da giovane universitario si concentrava su quei motivi diventati colonna sonora di uno spazio conclusosi nel tempo. Pare che questo del revival sia l'aspetto che oggi fa comodo a tutti coloro che seduti in poltrona amano rituffarsi negli spettri sbiancati di un tempo che fu.

Di tradizionale oggi c'è rimasto ben poco e ancor meno nel discorso musicale. Sono tanti i giovani che tentano il successo canoro o da strumentisti, inseguendo una rottura col passato, ponendosi come novità assoluta, ricorrendo a forme becere di trasgressione. Se non sei trasgressivo non vivi e non diventi qualcuno. Sembra essere questo lo slogan di fondo ai tanti volti emergenti, come se la musica e l'arte non fossero l'obiettivo di un lavoro impostato e inseguito, ma il tramite con cui accampare notorietà.

A tutto questo sembra sottrarsi il cantautore compositore Sergio Borsato che, diversamente da tanti altri, rivela di utilizzare esaurientemente canto e musica come mezzi espressivi propri e non come trampolino di lancio con cui ambire ad altri ipotetici traguardi. Sergio canta e suona con le idee ben chiare e il pubblico lo segue abbastanza convintamente e lo acclama, dimostrando di averlo ben compreso. Così come mostra di aver ben compreso che Sergio è uno che quando sale sul palco ci mette la faccia e non usa mezzi termini, rivelando un rapporto con la sua arte, non solo consolidato ma anche schietto.

La musica ha bisogno di cuore e non di vie traverse. La musica va presa di petto e trattata con assoluto rispetto e questo Sergio lo fa convintamente. Per questo la sua musica convince e piace.

Sergio Borsato non ha altri maestri alle spalle se non se stesso e le sue ragionate convinzioni su quello che è il mondo e che un po' tutti vorremmo diverso. La differenza sta nel fatto che lui ci prova e sul serio confrontandosi con la realtà a cui fa corrispondere una musica che non è via di fuga ma un filo che corre sull'orlo del precipizio col proposito di aprire le coscienze salvare e tutelare quanto ancora c'è di buono nel mondo. Ecco qui l'aspetto vivo della sua operazione espressiva. Usare la musica come riscatto dalle tante miserie di cui è saturo il mondo.

Sergio presta la sua voce ad argomenti che non sono puri giri di parole, ma hanno volto, terra, anima e come se fossero un piccolo mondo chiuso a chiave nel grande mondo, e gettato al largo di un oceano mai attraversato, egli recupera storie invisibili. Come anticamente i bardi di corte, egli dà vita a volti e situazioni di un oceano sperduto perché ignorato del tutto. Prende spunto da vicende attuali sulle quali mai alcuno, tra giornalisti e celebrità, ha posato cuore e occhi e attraverso la sua arte li filtra e universalizza, diventando la voce di tutti tra umili e oppressi.

Il brano sul genocidio e la diaspora armeni dal titolo "Le colline di Armenia" dà prova del suo talento non lasciato solo ma congiunto e supportato da una profonda sensibilità. Risuona quindi come un inno trascinante rivolto a tutte le minoranze che si vedono oltraggiate di continuo dal grande mondo. Le parole sono scandagliate accuratamente, il fraseggio è pulito. La voce calda e profonda, che non dà adito a lacerazioni o insicurezze ma sa convincere non con lo spirito di chi si erge a vessillo, ma perché di supporto all'operazione che Sergio porta avanti con la sua musica e in cui crede caldamente.

Non è un uomo dai compromessi l'autore Borsato. Brilla di ideali a cui si tiene ben saldo, forte di una tradizione a cui s'ispira senza alcun tentativo di emulazione perché è libero, come liberi sono i principi a cui si riporta, e ben radicati. Per questo ogni suo brano ha un carattere che lo rende unico. Non si piega a nessuno Sergio, né intende diventare simulacro di se stesso, un saltimbanco che fa scena tra i muti.

La libertà nell'arte è sincerità. Raggiungere ed esprimere la verità senza alcun filtro che non sia la cura e la bellezza di quanto si propone. Il cantautorato buono e di valore è un'arte e come tale prosegue su una linea partita da lontano e che si spera abbia ancora orizzonti ampi. La musica e il canto di Sergio Borsato risuonano degli intramontabili come Ivano Fossati per la schiettezza, De André per il riscatto attraverso la poesia degli invisibili e Ligabue per la vena rock.

In una realtà in cui la musica è sempre più simile a un luna park, frastornante e priva di ogni nobile significato, Borsato salva dal limbo la tradizione rendendola viva e palpitante ancora oggi. Tradizione nella musica per lui è pensare e credere ancora nel valore della famiglia, spaziare in lungo e in largo in paesaggi che sono radici e in quanto tali solleticano la semplicità dell'animo umano, portandolo a desiderare luoghi che siano spazi non inurbato e nei quali ritrovarsi nella propria genuina identità. Ed è così che il brano "Liberi e Forti" solletica l'ascolto con un'impronta country che riconduce a un'America vera e tanto lontana dal presente che ritroviamo ormai solo nelle pellicole dei vecchi Western. È una musica palpabile anche con gli occhi quella di Sergio. Porta a sognare e ad immaginare in un mondo che ha bisogno sempre più di stupire col nulla perché ormai ha sprecato troppo, tutto non ancora no grazie a quelle voci saranno voci che fanno vibrare alta la nostra attenzione, caricandola di amore e di sensibilità verso gli altri.

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Ippolita Sicoli
Ippolita Sicoli