Al di sotto della visione della luce e negli interni dell’uomo. Il ''tratto'' psicologico di Andrea Caradonna
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Andrea Caradonna

Interviste e Recensioni

Al di sotto della visione della luce e negli interni dell’uomo. Il ''tratto'' psicologico di Andrea Caradonna

Sono occhi le cose, a volte sbarrati, sempre eloquenti su contenuti che sta a noi afferrare. Le cose sono e hanno occhi con cui invitarci a una esplorazione in seno ai paesaggi che siamo soliti guardare senza vedere, e a compiere un viaggio dentro noi stessi. Se la luce è colore ed estatica trascendenza, il bianco e il nero insieme sono un invito a soffermarsi sulla vera forma che è contenuto e sostanza. Proprio su questi temi si concentra l'impegno artistico dell'illustratore ritrattista Andrea Caradonna a cui è dedicata questa recensione.

È sovrumana la luce, condensa i vuoti. Se la dimensione della luce è nella configurazione di uno stato emozionale e spirituale, la tenebra è gemella del silenzio e la ritroviamo negli anfratti della psiche umana e nelle putride atmosfere urbane.

L’uomo è foresta di paesaggi e l'uomo è il deserto delle metropoli. È quanto emerge da una lettura attenta e analitica della condizione umana oggi, associata allo svuotamento dell'anima che si incontra sui marciapiedi delle grandi città o nei sottotraccia metropolitani. Viviamo in una foresta malsana dove la tenebra e il silenzio incrociano il passo di tanti racconti sommersi che non hanno voce e rimangono come fiori calpestati dal fango delle strade. Eppure, anche negli sguardi appannati dentro alla metro, nei volti arruffati sotto la coltre di pensieri inafferrabili esistono luoghi concreti, paradisi che sfuggono alle catene di un’aggressività spregiudicata a cui è difficile dare un nome e attribuire un'emozione. Ed è qui tra gli strati delle giungle antropiche che si annida la ricerca di un piccolo tassello che ci porti su una strada, lontano dal visto e percepito, per spianarci la visuale del desueto. A ben guardare, ogni tassello del mosaico scomposto che si protende come un sottobosco all'ombra delle nervature della composizione geografica delle folle, apre su un microcosmo che sembra avere un respiro proprio, un registro e una musica che affacciano sui lati di noi nascosti, non ancora pronunciati.

Scoprendo gli altri, diamo un volto a noi stessi e il viaggio nella geografia inesplorata della fuligginosa umanità ci aiuta a tirare fuori una rete di percezioni che è altro rispetto a quelle tracciate dalle nuvole del cielo.

Se la luce è condensazione di Dio e di paesaggi sovrumani, la tenebra e gli spaccati di bianco e nero sono la soglia di accesso nei misteri dell'uomo dove carpire diverse e molteplici identità che riconducano a sconvolte deità, altro rispetto ai numi del cielo.

Ho parlato di paesaggi rivelazione di foreste urbane e di una giungla umana che sembra senza Dio, prole di una terra sempre più esiliata. Ho parlato di sottobosco e di addensamenti all'ombra delle potenti nervature che fanno degli alberi veri e propri agglomerati scultorei. Ho legato l'uomo al sottobosco putrido delle stagnanti e ferrose arterie metropolitane, cercando di focalizzare l'attenzione sul piccolo che nutre la grande vita. "Uomo" da "hum" da cui deriva anche la parola "humus" è la fertilità del pensiero che riflette sulla Natura formandola nella luce. Se la luce educa al sublime e al bello che rinfranca i sensi, la sostanza nella sua primigenia brutalità intesa come vicinanza al selvaggio e quindi al verginale stato della materia, ci viene dettata dalla rappresentazione in bianco e nero del mondo colto nei suoi feroci contrasti.

Saper adoperare la matita per rappresentare il volume delle cose nella loro fierezza, come fosse una pellicola in bianco e nero che immortala stati dell'essere, non è da tutti ed è quanto invece riesce a proporre l'artista disegnatore Andrea Caradonna. Lontano dagli illustratori paesaggisti che schiudono l'anima a visuali estese, Andrea ricerca il concentrato e si sofferma su di esso, come chi è legato a una visione estetica delle cose che nasce dal di dentro e dal bisogno di conferire nobile dignità a dettagli e a forme sui quali la roboante classificazione artistica canonica non si soffermerebbe. Dotato di grande sensibilità, il suo è un tratto che sa incidere sul foglio e imprimersi nelle coscienze, risvegliando da un sonno che è il sordido torpore in cui siamo sprofondati tutti abbagliati da una bellezza oscena che ricopre il nonsenso delle nostre vite. Educare al ripristino delle cose, alla condizione che regnava prima che l'uomo vi adagiasse sopra l’imperio della ragione, è uno degli obiettivi a cui Andrea Caradonna rende partecipe il suo pubblico, rivelando preparazione e tecnica in un tessuto artistico che non incontra concorrenti.

Richiamano attenzione e scandaglio dal marasma le ciliegie dalla pelle luccicante che ridisegnano la mappa della luce la quale non è pertanto solo colore, ma può provenire anche dalla tenebra. Il nero palpita di riflessi e su questo si concentra l'osservazione del fruitore attento, portato ad andare oltre l’accademica definizione degli artifici estetici. La lucentezza è altro dal lucore, così come la selvatichezza non va confusa con l’aggressività. È quanto ci suggerisce il bel primo piano della testa di tigre le cui fauci collegano alla zanna del particolare della testa di elefante a un primo impatto non facilmente individuabile, ciò a stimolare l’occhio dell'osservatore troppo abituato ad accogliere passivamente la realtà ricreata dagli artisti in genere.

Svetta verso il cielo la torre che profuma di antico e di quel tempo lontano dove sono riposte le basi della nostra identità. Dal basso spinge lo sguardo verso il futuro dominato dal cielo e dalla fiancata della torre che sembra sfumare in un effetto color azzurro. Lo stesso effetto di slancio verso un progresso che è  straniamento dell'uomo da se stesso lo si avverte anche nello scatto longilineo in prospettiva della Torre Eiffel, in cui la rosa in basso è l'orma palpitante della nobiltà della Natura che merita di non essere scavalcata né  tanto meno dimenticata.

L’ambiguità creativa si manifesta anche nei tagli decisi della spontaneità a cui non siamo capaci di dare un nome. È quanto ci stimola di primo acchito l'immagine della donna con la mano in primo piano a bloccare o a parare il duro colpo in arrivo. L'enigmicità della scena è sottolineata dal sorriso abbozzato che incuriosisce e affascina, svegliando un tacito richiamo al mistero della Gioconda. Lo sguardo spalancato sposa l'enigma del volto maschile in primo piano. Qui, l'incupimento dello sguardo tenuto basso, suggerisce un tentativo di intimorimento.

Siamo creature nella selva urbana animate da una oscura intelligenza asservita a un mistero di cui abbiamo perso ogni risonanza.

C’è molta umanità e altrettanta umana divinità nelle opere di Andrea che è capace di colmare paradossi e ossimori presentando quella luce che resiste, lì dove sembra che tutto muoia e l'uomo scompaia. Raccontando di stelle che bruciano sull'asfalto, l'artista solletica umori e sentimenti che non hanno bisogno della logica tagliente del giudizio, bensì di essere abbracciati al termine di una lunga notte insonne, consumata davanti a uno specchio che ha lasciato parlare se stessi, così come nell'ultimo vagone di un treno di periferia. Il deserto dell'incuria disegna il volto di un nuovo giorno già perso dietro la rabbia di non poter essere che questo.

 

Scarica il PDF della Recensione: Al_di_sotto_della_visione_della_luce_e_negli_interni_delluomo_-_Il _tratto_psicologico_di_Andrea_Caradonna.pdf

Leggi anche: Biografia. Andrea Caradonna

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Ippolita Sicoli
Ippolita Sicoli