In questo momento in cui l'arte che è vita sembra essere precipitata in una mesta agonia, c'è chi non dimentica gli altri problemi e piaghe che assorbono la società odierna.

Una giornata che serve a ricordare uno dei drammi della società odierna, è quella del 25 novembre istituita per la violenza contro le donne. Quest'anno tale giornata è particolarmente avvertita in quanto drammaticamente relazionata al clima di restrizione che stiamo vivendo. La forza brutale del maschio esercitata tra le mura domestiche amplifica il clima di terrore in una realtà in cui sta prendendo sempre più piede lo smart working allo scopo di limitare i contagi. La paralisi dell'economia moderna sta portando alla cessazione delle attività in proprio, legate al mondo del commercio oggi vessato da provvedimenti che si fatica a comprendere per la loro applicazione severa. La violenza perpetrata tra le mura domestiche è sempre esistita, ma oggi ha assunto proporzioni sbalorditive connesse alla crisi economica a cui ci hanno piegati le restrizioni anti Covid. L'uomo pertanto si vede ancora più minacciato nel suo ruolo di capofamiglia, perché costretto a stare a casa destituito del ruolo secondo cui spetterebbe a lui portare lo stipendio. Questa pandemia sta evidenziando quanto vulnerabili siano i ruoli definiti all'interno della società contemporanea che non a caso Baumann ha definito liquida. Sempre più uomini si ritrovano casalinghi. Al contrario sono sempre di più le donne che per disgrazia o per fortuna, non godono del beneficio di lavorare a domicilio e quindi sono costrette al tran tran quotidiano casa ufficio e viceversa.
Questo quadro di ribaltamento dello status familiare non giova assolutamente all'uomo in cui la natura del maschio fatica a stare al passo coi tempi e a modernizzarsi. Il Covid è entrato prepotentemente nelle case degli Italiani in più forme, anche uccidendo tramite la violenza esercitata dal maschio sul sesso fino a ieri ritenuto debole. Novantuno sono le donne rimaste vittime dall'inizio dell'epidemia, una ogni tre giorni. Un numero di cui è fortemente responsabile il lockdown vissuto e che andrebbe sommato ai decessi causati dal Covid. Alle donne uccise tra le mura domestiche andrebbero aggiunte le tante giovani la cui vita è stata spezzata dall'esuberanza di quegli uomini non educati al no. Al no la società fino a ieri non ci ha abituati e queste restrizioni pesano non poco a chi non è stato addestrato a stare in riga e a osservare le regole. Se da un lato il clima di dittatura in cui siamo incappati sta riducendo le possibilità di incontro anche all'interno di famiglie cosiddette estese e di nuclei parentali, dall'altro esso sta incrementando l'espressività di quegli artisti che, nonostante l'imprendiscibilità dal virtuale, riescono a mettere a frutto in modo più che convincente il proprio estro. È quanto accade ai giovani talenti Giuseppe Cossentino e Nunzio Bellino, ormai affermatisi anche a livello internazionale, i quali hanno sfruttato in modo ottimale la capacità di sintesi a cui ci sta indirizzando questo clima di restrizione, dimostrando che la creatività e l'incisività di un messaggio non dipendono dai grandi mezzi che si hanno a disposizione.
Traendo spunto dalle limitazioni oggi imposte anche per quanto riguarda gli spostamenti, Giuseppe e Nunzio hanno saputo fotografare il dramma della violenza contro la donna, partendo dall'ordinarietà su cui è andata ad agire la penna creativa dello sceneggiatore Giuseppe Cossentino che è anche il regista del corto. Alquanto sorprendente e in bene l'attore Nunzio Bellino che si è saputo calare nel ruolo dell'assassino, con una convincente interpretazione.
VIDEO:"Non uccidermi" cortometraggio contro il femminicidio e violenza sulle donne
Il corto “Non uccidermi” è un thriller psicologico dai toni forti ma non eccessivamente caricati. Il pugno del maschio ben evidenziato nella ripresa fa da contrasto all'anima pura e dolce della vittima ben interpretata dall'attrice Eleonora Lentini. Poche le scene e tutte incisive, offrendo uno spaccato psicologico del dramma che perdura oltre la morte, nella ridondanza non forzata della vittima che ritorna in chiusura implorando l'assassino di non ucciderla.
“Non uccidermi" è decisamente un corto fatto bene, che rende omaggio alla sana femminilità, purtroppo oggi tesa a scomparire per colpa in buona parte della donna. Vale oggi più che in altre epoche il detto che la vera nemica della donna è proprio la donna, quasi costei fosse la testimone indegna di una femminilità leggiadra e pulita che contrasta decisamente con l'immagine delle arrampicatrici sociali o donne in carriera che troviamo in serie, riproposte a iniziare dalle fiction e dai salotti televisivi.
La colonna sonora di "Non uccidermi" composta ed eseguita da Kevin MacLeod, segue meticolosamente lo svolgimento delle scene, intervenendo con una timbrica ruvida all'apice del dramma. "Non uccidermi" è sicuramente un corto che ha a cuore la psiche secondo il suo significato originario "farfalla" riproducente l'immagine della donna leggera e tenera che, come la farfalla appunto, deposita un'impronta di commozione in colui che la osserva fino alla fine del suo volo.