L'INTERVISTA. ''Nel Cuore di un altro'', Carmen Chiaro: l'amore, il palcoscenico
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L'INTERVISTA. ''Nel Cuore di un altro'', Carmen Chiaro: l'amore, il palcoscenico

È difficile essere se stessi in una società portata all'emulazione.

L'uomo da sempre emulare modelli a lui distanti, per migliorare la sua persona e per acquisire prestigio all'interno della società. Ciò accadeva già in tempi antichi, quando la moda e la suggestione che evocava tra costumi e trucchi era riservata soltanto ai ceti dominanti. Ma e’ col divismo primo Novecento che l'imitazione ha preso piede, manifestando l'esigenza della gente comune di rapportarsi a chi sta in alto. L'immagine come sogno è la base del divismo oggi superato proprio dall'ideologia consumistica che ha portato le grandi dive cinematografiche ad affermarsi e a guidare il trand della moda fino agli anni Settanta.

Se l'emulazione punta sulla traslazione dell'immagine che dall'oggetto ammirato viene trasferito al soggetto, l'imitazione esegue l'operazione inversa. È il soggetto che imita a trasferirsi nel corpo e nei contenuti dell'altro scelto dall'imitatore perché celebre o perché suscita simpatia o perché divertente. L'imitazione è spesso esagerazione caricaturale e per questo accostata al teatro comico già dall'antichità, quando buffoni e giullari prendevano a modello proprio i signori che li ospitavano nei castelli e a corte. Quella dell'imitatore è una forma d'arte impostata sul numero due, su una sorta di gemellaggio scenico che fa incontrare soggetto e oggetto e che coinvolge il pubblico in un gioco sottile quanto entusiasmante. È con grande ammirazione che presento la protagonista di questa intervista che, in quanto a imitazioni, è davvero un'eccellenza. Moglie e compagna di vita del grande Franco Rosi deceduto un anno fa, Carmen Chiaro ha vissuto il suo lavoro traghettando la sua intimità più vera dalla casa ai teatri e alle piazze, sulla scena di ogni luogo rivelandosi la partner a tutto tondo del marito Franco Rosi che mai ha smesso di seguirla e di consigliarla. Il confine tra privato e pubblico per Carmen non è mai esistito, ed è in virtù della sua sensibilità innata applicata al lavoro vissuto intensamente, che si può dire di lei che ovunque sia andata, ha portato nel cuore la sua casa.

Carmen, tra lei e suo marito c'era un legame indescrivibile. Era come se foste un'unica cosa. Eravate un'eccezione straordinaria e un grande esempio per chi ha sempre messo in discussione la durevolezza di un rapporto tra artisti dello spettacolo. Altre coppie celebri, degne di essere ricordate per la complicità tra vita privata e vita scenica sono Dario Fo-Franca Rame, Raimondo Vianello-Sandra Mondaini. Ogni coppia ha una storia vissuta e raccontata. Nel caso suo e di Franco cosa ha alimentato e cementato un'unione così forte?

“Eravamo molto uniti, direi che fossimo in simbiosi. C'era tra me e lui un'empatia fortissima. Senza che io parlassi, lui dal mio sguardo già capiva tutto. Per esempio riusciva a capire in casa cosa mi servisse. Se ero in cucina, intuiva dalla mia espressione l'arnese di cui avevo bisogno in quel momento. E io riuscivo a capire lui, senza che parlasse."

Franco Rosi sappiamo tutti quanto fosse stimato e apprezzato. Quale dote lei in particolare gli riconosce, che a suo parere ha segnato il suo successo?

“Mio marito era di un'intelligenza straordinaria. Il suo acume era infallibile. Riusciva a capire dalla voce chi era l'imitatore.”

Lei ancora sta soffrendo molto a un anno dalla sua dipartita che le ha spezzato il cuore e si è portata via la parte più bella e significativa di una vita fatta di amore, di acclamazioni del pubblico e di spettacolo.

“Lui era nella mia vita e io nella sua. Ci incastravamo alla perfezione. Quando il male se l'è portato via, io ho attraversato il buio. Mi sono ritrovata da sola con due figli, Jil e Athon e siccome c'era urgenza di guadagnare, ho lavorato come commessa. Anche i miei figli sono imitatori e hanno già partecipato a noti programmi televisivi.”

Purtroppo l'Italia, terra d'arte e di cultura, ha il grosso limite di non riconoscere l'importanza di chi opera nel settore dello spettacolo. È una grave contraddizione che non si riesce a smontare. In questi giorni poi, è diventata una vera emergenza. Schiere di artisti, di operatori del mondo dello spettacolo senza sussidi e alcuna forma di aiuto. È un grave affronto alla dignità dell'uomo rappresentata da chi lavora con l'anima ed è di stimolo all'anima. Dev'essere stato davvero traumatico il cambio di vita, così drastico e repentino, per lei.

“Ho perso mio marito e la vita che avevo prima e non li ritroverò mai più, se non nei ricordi. I titolari dell'attività in cui ho lavorato mi hanno presa a cuore. Quando mi sono licenziata hanno pianto. Sono stata bene con loro, noi dipendenti eravamo tutte donne.”

Lei ha preso in considerazione l'idea di recuperare il discorso interrotto col mondo dello spettacolo e si sta dedicando a nuovi progetti.

“Sì, nonostante i tempi siano duri.”

Che cosa significa per lei lavorare con le imitazioni?

“Quello dell’imitatrice è un lavoro per nulla semplice. Devi prendere il tuo cuore e traslarlo nel corpo di un'altra persona. Devi calarti in lei in tutto. Io quando scelgo chi imitare, mi sento quella persona. Parlo anche nel privato come lei, mi muovo come lei, mi atteggio e gesticolo come lei. Ricordo Franco, mio marito, quanto me lo faceva notare! Spesso mi confrontavo con lui. Gli chiedevo ad esempio su Heather Parisi, secondo te come svolgerebbe le faccende domestiche?”

Carmen, l'imitazione di Heather Parisi è stata il suo cavallo di battaglia. Cosa pensa degli imitatori odierni?

“Mi sembra che oggi siano pochi i veri imitatori. L'imitatore è una figura complessa e completa. Deve studiare il personaggio che sceglie da imitare. Noschese che è stato il primo vero imitatore, ha dovuto imparare a cantare per immergersi nel personaggio. Non gli è stato facile perché era stonatissimo. Devi saper improvvisare, devi saper presentare. Ci vuole un’apertura mentale che non tutti hanno.”

Carmen, lei ha detto che occorre anche saper improvvisare. Cosa intende di preciso?

“Se ad esempio durante l'esibizione va via la corrente, bisogna essere bravi a tamponare l'inconveniente, sempre nei panni del personaggio che si è scelto di imitare. Bisogna essere capaci di valorizzare l'altro, non denigrandolo. Ricordo mio marito quando affiancava in tournée il mitico Corrado...”

Occorre avere una grande apertura mentale e altresì una grande anima capace di abbracciare l'altro, senza risultare offensivi. Oggi trovo improbabile che si riesca a farlo, dal momento che viviamo in un tempo di forti contrasti e di accese polemiche. Infatti prevalgono i caricaturisti nelle trasmissioni di svago, non solo in quelle a sfondo politico. Come ha scoperto di essere una brava imitatrice?

“Da bambina, spontaneamente. Imitavo la maestra, la suora...è un dono innato.”

Occorre possedere una forte memoria per ricordare il personaggio che si vuole imitare?

“No, non è una questione di memoria, ma di altro. Quel personaggio è dentro di te, lo possiedi. È difficile pertanto che si provi antipatia per il soggetto scelto, accade solo nell'uno per cento dei casi.”

È come se si scoprisse un'affinità empatica con chi si sceglie di imitare. Tra i personaggi che lei imita figura la De Filippi, sicuramente una donna particolare.

“La De Filippi mi ha fatta sudare veramente tanto per la voce che ha. Una volta una conduttrice radiofonica mi ha passato per telefono Maurizio Costanzo chiedendomi di parlare con lui come fossi la moglie. Io che sono timida e insicura, una perfezionista di carattere, temevo di non essere all'altezza. Quando lui si è complimentato, io mi sono sentita veramente gratificata. Specie in pubblico e in teatro, io sono portata ad alzare il tono di voce. Scherzi dell'emozione che prende noi attrici quando saliamo sul palco. Ricordo che Franco, quando mi sentiva fare le prove di imitazione della De Filippi, mi consigliava di abbassare la voce. Non ci siamo ancora! Diceva. Poi, ci siamo quasi! Era sempre al mio fianco in tutto e ancora oggi lo è. Quando mi lascio prendere dallo sconforto, capita che succeda qualcosa che interrompe il flusso, come ad esempio una telefonata o un rumore, allora avverto che è lui e mi vuol dire che c'è. Lui è stato tutto per me, anche il padre che non ho avuto.”

Il marito vero, il giusto compagno diviene automaticamente tutto. Impersona l'universo maschile nella sua totalità e sopperisce alle gravi mancanze vissute in passato. Carmen, lei ha avuto un rapporto difficile con suo padre.”

“Quando sono nata, mio padre mi ha rifiutata, perché voleva il maschio. Io sono figlia del Sud, vengo da Lecce, anche se sono nata in Svizzera. Mio padre era il classico uomo del Sud. Mi ha cresciuta come fossi un uomo. Mi faceva fare i lavori più assurdi che si riservano agli uomini e quando sbagliavo, mi picchiava con la cinta. Da ragazza mi vergognavo di andare al mare perché si vedevano i segni delle cinghiate che lui mi dava. Crescendo, le cose sono parzialmente migliorate. Io ho capito che lui mi voleva bene ma nel modo che io non comprendevo. Ricordo la sera della mia prima esibizione. Lui venne ad ascoltarmi. Fu un successone. Tornati a casa a mia madre disse: “Questa stupida è stata proprio brava, ha fatto divertire tutti. Lui era fiero di me.”

Il contatto col pubblico sicuramente ha contribuito a rafforzare il suo carattere. Trova che il lavoro di imitatore svolga una finzione terapeutica?

“Su questo non saprei cosa rispondere, ma mi è rimasto impresso un episodio. Eravamo in tournée per uno spettacolo e una sera avevo la febbre alta. Ero preoccupata per la resa dell'esibizione, ma salita sul palco e recitando mi e' passato tutto. L'indomani non avevo più la febbre. Mi sono confrontata con le colleghe e loro mi hanno raccontato esperienze simili. Forse l'adrenalina che si produce sul palco, mentre sei in azione cura. O forse, è la mente impegnata in quella attività a curare il corpo. Ecco, non saprei!”

O forse entrambe le cose. Resta un mistero la stessa attività di imitatore. Lei imita e questa è la sua strada. Le è mai capitato di essere invece imitata?

“Da mio marito. Ricordo i primi tempi, quando arrivavo da Lecce col treno, lui era lì alla stazione. Scendevo e iniziavo a parlare in modo veloce. Mi succede quando sono emozionata, per timidezza. Allora lui spontaneamente m'imitava parlando con la mia stessa velocità.”

Carmen, ripensando a quanto da lei detto a proposito del rapporto doloroso con suo padre, crede nel Destino? Sembrerebbe quasi che Franco fosse subentrato nella sua vita proprio per donarle quello che non aveva mai ricevuto e perché lei vivesse un sentimento nobile mai provato per un uomo. Un trasporto a lei sconosciuto.

“Franco è stato la gioia per me. Io personalmente non sono fatalista, credo che il Destino ce lo creiamo noi con le scelte che operiamo. Mio marito invece era fatalista. Credo che in ogni caso ci sia una forza superiore a guidarci.”

Per concludere, ritornando al discorso dell'imitazione, ritiene che riesca a divertire anche oggi?

“Oggi non basta più essere imitatore. Devi dimostrare di saper fare anche altro. Devi rilasciare di te un'immagine completa. Questo vale non solo per quest'attività ma per qualsiasi ramo dello spettacolo. Bisogna saper fare colpo sul pubblico mostrandosi capaci in tante cose e non ultimo, mostrando di avere cultura. Lo vediamo anche a proposito di Miss Italia. Nella selezione devi dimostrare di avere tanti requisiti. In più, se un tempo sul pubblico faceva presa l'origine importante della candidata miss, oggi è il contrario. Più sei umile e più vieni scelta.”

Penso che il limite della nostra società risieda proprio nel culto dell'immagine che s'impone a tutti i livelli. Nel mondo dello spettacolo occorre dimostrare quella completezza che in realtà viene smentita da questa società. Oggi si è bravi a fare tante cose ma non si è specializzati in nulla. Petrolini, Noschese erano imitatori professionisti e facevano solo questo. Dopo di loro la coppia Rosi Chiaro l'uno speculare all'altra. Riflettendo sul loro amore e sul loro lavoro così affascinante perché avvolto da un alone di mistero, mi viene da dire che l'imitatore ha forse bisogno di colmare i propri spazi in un mondo, quello dello spettacolo, spesso contraddistinto da gravi mancanze che Rosi e Chiaro sono riusciti nella preziosa rarità del loro legame a colmare.

L'amore è in ogni forma e di ogni forma è il contenuto. Per i fortunati il contenuto è danzare all'unisono.

Ringrazio Carmen Chiaro per la grande testimonianza d'amore che ci ha donato in questa intervista, un'intervista che come poche ha lasciato parlare il cuore.

A lei e alla sua vita ancora piena di progetti da realizzare, i migliori auguri da parte mia e della Redazione.

 

Ippolita Sicoli
Ippolita Sicoli