L'INTERVISTA. Oltre il muro della visibilita`. Gianluca Colonati e il mondo dei lavoratori viaggianti
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L'INTERVISTA. Oltre il muro della visibilita`. Gianluca Colonati e il mondo dei lavoratori viaggianti

Cultura significa saper porgere realtà invisibili. Fare cultura è nella sua accezione più nobile dare voce a chi rumore non fa.

Chi mi segue da tempo sa quanto io abbia a cuore le questioni umane più nascoste che vengono fatte confluire nei grandi temi sociali, comunemente affrontati con articoli di denuncia. Denunciare vuol dire porre sotto i riflettori, spaccati di società che fanno abbassare il capo a chi considera la nostra una civiltà progredita sotto ogni aspetto. In realtà, la parola progresso presenta diverse sfaccettature non tutte cristalline. Chi opera nel sociale dimentica o non riesce a vedere i volti e le anime che si nascondono dietro queste realtà.

Non so se questa intervista sarà annoverata tra le pubblicazioni giornalistiche di denuncia, lascio a voi deciderlo. A me preme che oltre alle questioni qui evidenziate vi arrivi la tanta nobile umanità di chi si fa portavoce di storie di vita e di fili di racconti che hanno una tradizione e una loro magia. Soprattutto, una loro dignità.

Il protagonista di questa intervista è Gianluca Colonati portavoce dell'UNAV, l'associazione che comprende i lavoratori viaggianti. Una grande categoria che abbraccia vari settori di professionismo che vanno dagli artisti di strada, ai lavoratori delle fiere e, per finire, a coloro che allestiscono e gestiscono i Luna Park. Una grande famiglia, ognuno con la sua specifica attività, accomunato agli altri dalla strada che accoglie e offre sostentamento ad ogni singola vita.

Gianluca, la strada è la vostra casa. La strada vi permette di vivere e di non passare inosservati. Come mai in questo momento complesso e difficile per tutti, nessuno, tra istituzioni e addetti alla stampa, sembra essersi accorto di voi?

“Bella domanda. Ce lo chiediamo anche io e i miei colleghi. Il nostro è un mondo fantastico per chi ci guarda dall'esterno e partecipa a feste e momenti di allegria. Visto dall'interno è un mondo serio, fatto di lavoro, impegno e di tanti sacrifici. Non abbiamo una casa, il nostro e’ un mondo a parte. Prima di spostarci, dobbiamo inoltrare la domanda di richiesta al Comune che dovrebbe accoglierci. La gente ci ama perché portiamo il divertimento, un divertimento adatto a tutti, sano, e non meritiamo tutto questo silenzio proprio ora che c'è l'epidemia.”

Io personalmente mi faccio portavoce del vostro dolore e della vostra dignità che non è sfuggita anche al Papa il quale nel 2016 vi ha benedetti proprio per il vostro impegno all'insegna del divertimento aperto alle famiglie e che non conosce confini di ceto, né limiti di età. Voi siete il respiro delle feste. Dietro però, c'è una complessità burocratica che la gente non considera. Ci racconta quest’aspetto?

“La nostra è una grande famiglia che include 35.000 persone e che, per mantenersi viva, deve presentare ben 15 licenze lavorative. È un lavoro il nostro a conduzione famigliare, che si trasmette di generazione in generazione. All'interno della grande famiglia trovano spazio anche i circensi ritenuti nostri cugini di lavoro perché a noi accorpati dalla legge 337 del 1968 che si riferisce a tutti i lavoratori viaggianti su strada.”

Una grande famiglia che ospita una varietà enorme di attività, giusto?

“Esatto. Si spazia dallo spettacolo, incluso quello acrobatico, per arrivare al cinema e al teatro.”

E nessuno che operi nei vostri svariati settori è stato preso in considerazione in questa fase di emergenza, nonostante i vostri sforzi compatti, giusto?

“Io, in quanto presidente dell'UNAV, ho chiamato a raccolta i sindacati che ci rappresentano, per inviare una lettera che comprende le sei sigle, ai diversi enti e alle principali rappresentanze istituzionali, tramite la quale denuncio le condizioni in cui versiamo da quando sono state adottate le misure restrittive da Coronavirus.”

A differenza delle altre categorie di lavoratori, duole constatare che il Governo si è totalmente dimenticato di voi, non menzionandovi tra coloro che hanno diritto a sussidi e ed aiuti emergenziali. È così?

“Sì. Noi tutti siamo consapevoli della situazione critica a causa dell'epidemia, ma è anche vero che se non lavoriamo, non guadagniamo! Ora è tutto bloccato e non sappiamo quando potremo tornare io ad operare nel mio Luna Park, i miei colleghi ciascuno nel proprio campo. Non avremmo forse diritto anche noi ai sussidi dello Stato? Ognuno di noi ha figli, una famiglia da mantenere e un grande senso di responsabilità sulle spalle.”

Certo. Non siete da meno rispetto agli altri, anzi! Voi investite in energie da impiegare totalmente al servizio della gente. Mi chiedo, come sia possibile che nessuno ora come ora vi consideri?!

“Eppure è così. Il Governo ci sta completamente ignorando, nonostante noi le tasse le paghiamo eccome! E quanto siamo controllati... Le spese che sopportiamo sono enormi. La licenza ha il suo costo, poi c'è la tassa di apertura, la luce da pagare... se c'imporranno restrizioni, noi le combatteremo. Non potremo farne a meno, dal momento che i nostri incassi è difficile quantificarli ma non sono mai al di sopra delle spese che affrontiamo. Noi non abbiamo il posto fisso e se piove, non possiamo montare le attrezzature, né lavorare.”

Comprensibile. Adesso lei con la sua famiglia dove si trova?

“Mi trovo nella bassa bergamasca, proprio nella zona tra Alzano e Treviglio. A causa del blocco non ci siamo potuti più spostare.”

Come si sta comportando la gente del luogo verso di voi?

“Guardi, su questo nulla da ridire. Stiamo riscontrando grande solidarietà da parte della Caritas, della Protezione Civile, della Croce Rossa e da parte delle grosse ditte private che cercano di venirci incontro su tutto. Il Comune si è premurato a farci avere i buoni spesa e ha dato la disponibilità ad allestire il banco alimentare. Sono le istituzioni governative a mostrarsi indifferenti! So che qualcuno della mia categoria ha fatto richiesta dei 600 euro. Ma come si potrebbe campare con quest'aiuto? Calcoli che a maggio c'è da pagare l'altra rata INPS di 200 euro. Rimarrebbero in tasca 400 euro, e non sono sufficienti. Noi siamo persone con un alto senso di dignità. Certo le cosiddette mele marce si trovano anche tra noi, ma in genere siamo brava gente che non ha mai dato fastidio a nessuno. Non abbiamo mai avanzato richieste o preteso nulla. Io tasto la sofferenza e il disagio delle tante famiglie coinvolte nel mio lavoro, tutte restie a chiedere aiuti per l'alto senso di dignità che ci contraddistingue. Per questo mi sono adoperato io a farlo con l'associazione che rappresento.”

Come vi state muovendo a livello locale, affinché vi sia dato ascolto?

“I miei colleghi stanno cercando di farsi sentire con annunci locali. Io personalmente oggi sono stato ospite dell'Eco di Bergamo per un'intervista durante la quale ho fatto presente che quando tutto sarà passato, organizzerò con i miei colleghi una giornata dedicata alle forze dell'ordine e agli operatori sanitari che ci stanno assistendo in modo fantastico. Molti miei colleghi sono stati ricoverati, alcuni in gravi condizioni per il Coronavirus e tutti si sono complimentati per l'efficienza e il calore umano riscontrati. Purtroppo anche nel mio settore non sono mancati i decessi.”

Chi opera e vive a contatto con la strada incorre in disagi e pericoli che la gente comune che abita in comode case non vede. Tra questi c'è disperazione e altrettanta ammirevole semplicità proprie di chi si confronta con la vita e con i rischi ogni giorno e che, per il lavoro che svolge, è portato a conoscere il genere umano nelle sue molteplici sfaccettature. Chi lavora per strada rappresenta un patrimonio umano da preservare e proteggere. È tradizione e arte e portatore in giro della nostra umanità.

Come si può essere così sordi e ciechi?

Spero nel mio piccolo che questa intervista rivolta a Gianluca Colonati risulti utile a smuovere le acque e a donare in questi momenti di crisi, quella visibilità a loro concessa nei momenti di sole. Soprattutto, auspico che la disponibilità nei loro confronti non sia collegata, come secondo le solite generalizzazioni, ai momenti di gioia e di facile condivisione, ma e andando ben oltre gli schemi, ai momenti di necessità. E’ proprio su questo tassello dell'intero mosaico che spero si focalizzi l'attenzione di tutti, perché è compito di ogni individuo contribuire a lasciare ai posteri un mondo reso migliore dalla consonanza delle singole sensibilità.

Alla luce di questo, porgo a Gianluca e all'intera famiglia dei lavoratori viaggianti i migliori auguri da parte mie e della Redazione, per una realtà migliore grazie all'apporto delle Istituzioni e di quanti si mostreranno capaci di vivere empaticamente i disagi e gli sforzi di questa straordinaria realtà umana che spero non si estingua mai.

 

Ippolita Sicoli
Ippolita Sicoli