L'epidemia e il parossismo delle crisi relazionali. INTERVISTA al prof. Emilio Masina
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L'epidemia e il parossismo delle crisi relazionali. INTERVISTA al prof. Emilio Masina

Ogni epoca e’ contraddistinta da un punto di arrivo, una condizione di parossismo oltre il quale spunta un nuovo orizzonte.

Tanti, al di là delle teorie di complottismo non da tutti condivise, ravvisano nei tempi precedenti a quello attuale connotato da aspetti tragici a causa dell'epidemia, delle gravi criticità all'interno del comparto umano e sociale. Il microcosmo individuale è specchio del macrocosmo che investe la socetà nei suoi molteplici aspetti. Anzi, potremmo bensì dire che la società è il riflesso globale di ciò che l'uomo vive al suo interno. Negli ultimi anni abbiamo messo da parte la parola persona sostituendola con individuo o peggio ancora con singolo spogliando ogni soggetto umano di quegli attributi qualitativi di fatto sostituiti da attributi quantitativi che poggiano su una cultura centrata sul numero in rapporto alla produttività. Il protagonista di questa intervista ci aiuterà a fare luce su quegli aspetti su cui pochi si sono a dovere soffermati e che si sono consolidati negli anni precedenti. 

Emilio Masina, psicoanalista ordinario AIPsi e IPA, docente della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica SPS di Roma ha pubblicato nel mese di dicembre un libro dal titolo La speranza che abbiamo di durare ed. Emersioni 2019 in cui, partendo dalle riflessioni e dalle preoccupazioni dei suoi pazienti, riesce a fare il punto su quelli che sono i disagi emotivi e relazionali avvertiti dalla società di oggi, fornendo adeguate interpretazioni e intravvedendo soluzioni.

Prof. Masina, stiamo attraversando un momento difficile, di stravolgimento della normalità a cui ci eravamo abituati. Come lei considera le misure restrittive adottate dal Governo a causa dell'epidemia? Pensa che esse siano in qualche modo giustificabili?

“È in corso un dibattito sulle questioni attinenti alla libertà che sembrerebbe sia stata arginata. In realtà si tratta di provvedimenti tesi a contenere dei rischi effettivi, che comportano inevitabili disagi. Certamente suddette limitazioni non costituiscono l'unico tema su cui indirizzare l'attenzione di tutti. Si ha di questi tempi la sensazione che tutto si riferisca all'individuo in sé, facendo scivolare alla periferia le responsabilità dell'uomo collettivo. La questione epidemia già dall'inizio ha mostrato forti dissonanze che hanno portato la gente a sospettare che ci fosse dietro dell'altro. A incominciare dalla confusione iniziale venutasi a determinare nel passaggio repentino da una fase di rassicurazione esagerata a quella successiva dei primi provvedimenti di chiusura, creando agitazione .”

Credo anche io che le modalità con cui si è passati alla fase uno, abbiano alimentato sconforto e preoccupazione. Quale sarebbe secondo lei l’antidoto a questo stato di confusione?

“Io consiglio di essere vigili su quanto accade. Non credo che ci sia dietro un piano di manipolazione oppure, che questa epidemia porterà all'instaurazione di un pensiero magico, ma è anche vero che non possiamo mostrarci in un atteggiamento di passività.”

Professore, vorrei focalizzare l'attenzione dei lettori sul suo pensiero critico a riguardo dei tempi immediatamente precedenti a quello di oggi. Ce li vuole illustrare?

“Premetto che mi dissocio da molti miei colleghi che, partecipando a trasmissioni televisive segnalano un disagio mentale di sofferenza collettiva per cui chi stava male prima ora starebbe peggio. Va detto che la figura dello psicologo e dello psicanalista qui in Italia non sono a tutt'oggi considerate. Ci si basa ancora su pregiudizi e stereotipi, per cui chi va dallo psicologo è ritenuto un pazzo o al contrario una persona snob. Anche all'interno di chi opera la professione, registro dei comportamenti che mi dispiacciono. Avverto che tanti miei colleghi sono presi dalla necessità di salvaguardare la propria professione, ponendo così in secondo piano l'analisi dettagliata delle situazioni in corso.”

Lei nel suo libro affronta il tema della crisi delle relazioni, scavando nei rapporti umani, fino a comprendere la radice dei disagi. Ce ne vuole parlare?

“La crisi delle relazioni non è un problema di adesso. C'era già prima! È il risultato di più fenomeni trascurati e che si sono evoluti nel tempo, quali ad esempio il consumismo, il forte individualismo e tanti altri. Sicuramente questo momento difficile ha portato a una evidente visibilita' dei problemi derivati da quei fenomeni. Al tempo stesso, sta abilitando tutti a demandare ad altri analisi e decisioni. Per esempio, c'è il nodo difficile da sciogliere riguardo alla salute e al lavoro. Siccome siamo stati allevati da una cultura che da’ importanza al lavoro e al guadagno, si preferisce ragionare nell'ottica di una riapertura generale a rischio della salute propria e di tutti.”

Professore Masina, ritornando al suo libro, lei si sofferma sul rapporto analista paziente, vero?

“Il libro si divide in tre momenti. Il primo si sviluppa su questo aspetto. La relazione paziente analista mi dà però l'opportunità di entrare nella personalità del terapeuta ed è questo il cuore del secondo momento. Nell'ultima parte parlo del dolore che scaturisce da questa realtà difficile che però può essere superata alimentando pensieri di speranza. Il mio impegno attraverso questa pubblicazione è teso a far comprendere l'importanza delle relazioni interpersonali al fine di prendere decisioni su se stessi. Altrimenti il rischio e’ di far decidere agli altri .”

Perfetto. Prof. Masina, i provvedimenti di questi giorni stanno cambiando i ritmi e le abitudini di tutti e stanno introducendo nuove forme di apprendimento con le lezioni online. Cosa pensa lei a riguardo? Glielo chiedo in quanto psicoterapeuta e docente.

“Io ritengo, anche da psicoterapeuta, che la scuola e l'università si basino sulle relazioni interpersonali, pertanto credo che le lezioni online siano un provvedimento legato al momento e quindi transitorio. Non si può concepire alle elementari un'idea di classe senza la scolaresca presente in gruppo alla vita scolastica che va ben oltre le lezioni e include l'interazione tra i singoli alunni. Vero è che la scuola nel tempo ha perso quella proprietà di essere luogo di aggregazione. Il forte individualismo che ha condizionato tutti i settori sociali, non ha risparmiato l'attività dell'insegnamento, dando priorita’ ad impegni di contorno che esulano dal rapporto alunno docente. Chi ha vissuto gli anni Settanta sa quante conquiste si sono ottenute sul fronte della vita comunitaria nei suoi molteplici aspetti. Le relazioni di gruppo, il lavoro in classe e la vita di partito, tutto era impostato sulla trama delle relazioni tra le persone. Negli ultimi anni sembra sia stata cancellata ognuna di queste conquiste conseguite a suo tempo con grande impegno e partecipazione di tutti, portando a condizioni di grave solitudine. Persino gli oratori delle parrocchie oggi sono vuoti. Urge pertanto, come dicevo prima, la vigilanza su quanto accade per cogliere la crisi che stiamo vivendo come opportunità su cui ragionare per cambiare ciò che non va bene.”

Grazie, professore, a nome di tutti i lettori che spero siano numerosi, per aver ribadito questo concetto. La vigilanza è fondamentale per non essere tagliati fuori dalla realta’ nella quale tutti siamo chiamati in prima persona ad agire. Oggi e’ proprio la partecipazione attiva che manca. A proposito, da docente, come le sembra che stiano rispondendo i giovani a questo momento?

“E’ un po' presto per pronunciarsi. Avverto una certa sofferenza a causa dei limiti imposti dal Governo, a mio avviso circoscritti al periodo di emergenza. Vorrebbero ritrovarsi, abbracciarsi... manca a loro la vita aggregativa.”

Certo, comprensibile. Ritornando invece al discorso sulle famiglie, intravvede dei segnali positivi?

“Ho l'impressione che qualcosa qui si stia smuovendo. Proprio perché i genitori trascorrono molto più tempo in famiglia, si ha la percezione che si stia ristabilendo il filo di dialogo prima interrotto con i figli e questo è un indizio che tra tante negatività fa ben sperare.”

Non crede però che si rischi un'esagerata concentrazione sulla vita famigliare?

“Se si vive troppo ed esclusivamente all'interno della famiglia e viene a mancare l'interazione con l'esterno, quello scambio necessario, la famiglia a lungo andare rischia di implodere. La famiglia è un nucleo e i componenti non devono tagliare fuori la vita degli altri, bisogna interagire ad esempio con chi abita nello stesso condominio, con i vicini di casa... un tempo c'erano i rapporti parentali, oggi sono saltati anche questi. Tra cugini, nipoti... ci s’ignora. La societa’ consumistica e individualistica ha reciso tutte le trame di rapporto.”

E qui entra in gioco la speranza che trova spazio anche nel titolo del suo libro, vero?

“Esatto. Non dobbiamo cedere al pessimismo. La speranza va alimentata e condivisa, in questo momento più che mai dev'essere contagiosa. Siamo usciti distrutti dalla Seconda Guerra Mondiale, eppure abbiamo avuto la forza di ricominciare. A maggior ragione il proponimento a guardare in positivo dobbiamo averlo oggi che non stiamo vivendo alcuna guerra. Traiamo insegnamento da quanto stiamo vivendo, intendendo questa crisi una lezione su più fronti. Dobbiamo impegnarci a cambiare rotta per non incorrere più in certe situazioni di estrema sofferenza, iniziando dal risanamento della sanita’, della società sul piano dei valori e dalla cura dell'ambiente.”

Abbiamo trascurato tutto negli ultimi decenni, da quando è esplosa la mania dei social. Abbiamo sacrificato tutto e la nostra anima in primo luogo, concentrandoci sull'appagamento dei bisogni materiali, anziché riempirci di relazioni costruttive e di legami affettivi. L'arrivismo sfrenato ci ha defraudati dei lati migliori della vita. Ma non è più il momento di guardare indietro. Oggi, stando a casa, dovremmo avere il cuore nella Natura, sulla luna che gioca a nascondino con le nuvole e viaggia in armonia con le stelle. Dovremmo avere gli occhi e il cuore oltre i vetri e a riposo tra gli alberi che dialogano tra loro con un linguaggio a noi segreto e si sostengono e si fanno ombra quando serve. La Natura parla di equilibri e di rapporti d'armonia che partono dal seme e si ergono al cielo. Se solo rifettessimo con lo sguardo e col pensiero del cuore, capiremmo che ognuno è un ricamo prezioso sul telo fiorito del Tutto e che la vita senza legami si spegne e spezza.

Ringrazio il prof. Emilio Masina del tempo e dell'attenzione che ci ha riservato con l'augurio che possa un domani, all'uscita di un suo nuovo libro tornare a parlarci. A lui e alla sua variegata attività auguri sinceri da parte mia e di tutta la Redazione.

 

Ippolita Sicoli
Ippolita Sicoli