Se la configurazione del Mito è il Cerchio che rappresenta il percorso ordinato del racconto secondo un processo di causa ed effetto, guidato da un prima e da un poi in cui lo spazio fa da cornice alla narrazione del cantore o aedo, nella Tragedia troviamo il Labirinto, rappresentazione del caos, col quale l'attore neofita dovrà necessariamente confrontarsi per essere degno d'indossare la Maschera.

Il Destino, nell'età del Mito intrappolato tra le briglie del racconto, diviene nell'Età della Tragedia nemico indiscusso, il vero antagonista col quale l'attore dovrà necessariamente misurarsi per tutto lo svolgimento della tragedia (un vero e proprio percorso iniziatico) nel suo costante processo di disgregazione e alienazione dal mondo profano. Sia Ecate, la dea dai cento volti, che la Moira Atropo (Destino di Morte) ci parlano della polivalente ambiguità della realtà fenomenica che l'attore-iniziato dovrà vincere per tuffarsi nella dimensione eterna. Non a caso il ritmo della Tragedia greca è segnato dal ditirambo, una vera e propria marcia di guerra.
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