La gioia di oggi prepara alla sofferenza della settimana entrante
Al trionfo transitorio della vita si alternerà quello della morte a sottolineare i due punti estremi solstiziali, nel cerchio dell'esistenza.
E' difatti tipico dei culti solari considerare la luce filiazione della notte e la morte fisica esperienza indispensabile al distacco da ogni legame terreno per il ricongiungimento alla luce divina.
Nei culti lunari non esiste invece il trauma della conclusione. Ogni singolo episodio che scandisce la vita fluisce in quello successivo. Gioia e tristezza, vita e morte si compenetrano e la morte è la giusta spinta alla rinascita qui nel presente e negli infiniti mondi del cosmo. La morte pertanto non è fine perenne ma neanche rottura, scissione, bensì rientro in se stessi. Ritrovare il proprio embrione fetale in slancio verso il cammino in espansione dell'esistenza.
Alla stagione dell'inverno seguirà la primavera e il cordone che ci unisce alla notte del ventre materno conoscerà la sua latenza, mai estinzione nelle fasi della luce crescente. Sia nei culti solari che in quelli lunari i solstizi sono regolati dalle leggi sovrane degli equilibri. Alla linea perpendicolare dello zenit corrisponde quella orizzontale degli equinozi a ricordarci che ogni equilibrio reca in sé uno stato mutevole che porta verso la luce o al contrario verso la tenebra e che se non fosse così ogni esistenza sarebbe l'ombra della vita, il fioco bisbiglio di un sogno esalato altrove da un'entità disgiunta.