L'Etica figliata dalla cultura collettiva condiziona il destino individuale
Noi donne per millenni siamo state educate a quel che oggigiorno andiamo disimparando: l'attesa. Ciò determina uno scombussolamento sul piano energetico che si riflette in ricaduta su ciascun individuo e porta a un inequivocabile fallimento dell'attuale assetto sociale.
Il decentramento del ruolo atavico della donna smussa i contorni della nobile femminilità. La donna è ombra della sua primigenia luce e riaffonda nelle tenebre. La sua sete di dominio non ha nulla in comune con il ruolo d'Imperatrice o Papessa che desumiamo dai Tarocchi. Il prestigio spirituale di cui ha goduto per lunghi secoli, ha subito un duro affronto, divorandosi dall'interno. Il rugginoso ingranaggio ancestrale che le ha conferito l'archetipo di madre in un fermo equilibrio di vita e di morte, si è anchilosato determinando un Caos non spontaneo, bensì indotto arbitrariamente.
La famelica virtù archetipica della divoratrice non ha più il suo corrispettivo di dispensatrice, e ciò agendo dalle alte alle piccole sfere energetiche comporta il dilagante fenomeno del cancro. L'autodistruzione di massa la riscontriamo anche a livello cellulare. La cellula madre, degenerata biologicamente, distrugge le cellule figlie. Il paradosso. Abbiamo sete di Bellezza per salvare il mondo. La traccia ultima del Divino che ancora respira in noi può, rifocillata del giusto entusiasmo, sottrarci agli ingranaggi di una società dispensatrice di una cultura che investe tutto sulla Morte.