L'uomo e gli elementi. Il soffocamento e la patria perduta
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L'uomo e gli elementi. Il soffocamento e la patria perduta

Amore e Psiche
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L'antico sigillo di Berlino del 1253 con l'aquila ascanide
L'antico sigillo di Berlino del 1253 con l'aquila ascanide

 

Se il ricordo è precipitare in sé stessi, la nostalgia è mantenersi sulla corda di confine tra la dimensione prima del tempo e quella in cui siamo. Esiste la soglia in ogni caso, ad accomunare entrambi e la soglia guarda verso l'interno del fuoco, nel primo caso. Su un paesaggio bellissimo nel secondo, in cui lo sguardo si perde.

Abbiamo la consolazione della Natura come veniamo al mondo, che ci porta a riassaporare la patria perduta, l'Eden a cui ci rivolgiamo tra associazioni o assonanze. Meglio ancora nella vertigine di un'impronta che ci lascia col fiato sospeso.

Dio ha fatto il mondo perché non ci sentissimo soli e abbandonati da lui, rinascendo mortali. Ci ha dato la possibilità di lavorare perché creassimo e lasciassimo impronte di noi che aiutassero gli altri nel cogliere la parvenza di eternità. L'Arte illumina noi stessi e crea un camminamento verso la luce attraverso l'ombra. Attraverso l'Arte ci infiliamo in altre infinite vite, assurgendo alla fonte nascosta che vibra in ogni respiro. Ci ricordiamo dell'eternità respirando e attraverso il respiro ci rapportiamo con lucidità a noi stessi. Negli eccessi non troviamo pace né vita. E il contatto con gli elementi quando si fa esagerato ce lo ricorda. Gli elementi fanno da specchio alla nostra sanezza e quando non sono in equilibrio con noi, tutto arde e uccide e soffoca.

Cos'è la sensazione di soffocamento se non il bisogno di uscire ed evadere e di rinascere, avvertito dal corpo? È la psiche che ha bisogno di rinascere farfalla altrove.

È curioso come una stessa situazione possa essere considerata in modo diverso e acquisire un nome che proietti all'esterno e al suo contrario, all'interno facendoci ritrovare sulla soglia dell'angusto passaggio. Prendiamo ad esempio la parola "nebbia". Questa da noi è parente di "nuvola" e mantiene in rapporto a questa una parvenza di sofficità e di dolce eleganza. In inglese si dice "fog" rapportandosi alla sensazione di soffocamento a cui la nebbia costringe. Si può soffocare in vari modi e la radice di questo verbo la ritroviamo in "fuoco" così come in "foga" con cui bruciamo il tempo. A questa si riconduce il verbo "affogare", situazione terribile da vivere e in cui il corpo umano e animale si dibattono come ultima resistenza alla vita. Alla stessa radice si riconduce la foca presente come nome e simbolo nell'alto Medioevo, in età bizantina, grazie ai Greci. Foca come nome maschile si chiamava un imperatore bizantino del 600 a.C e San Foca è il nome di una località salentina, di quel lembo di terra che ha avuto costanti rapporti con l'Oriente bizantino. Così come San Foca è il santo patrono di Francavilla Angitola in Calabria, località che domina l'omonimo lago.

La foca è un animale terracqueo, ibrido in tal senso, che ha bisogno di dividersi tra il mare e la terraferma. Quando l'acqua l'opprime sente la necessità di emergere, e non ha una patria definita. Quando stiamo per soffocare recuperiamo con sentimento privo dell'interferenza razionale, il collegamento con quanto lasciato sul punto di nascere e ripartiamo per quel luogo lasciato prima della soglia a cui la nostalgia tende. Ci dibattiamo prima della sconfitta avvertita come tale dal corpo che in quel viaggio non potrebbe seguirci. L'acqua e il fuoco si respingono perché opposti ma altresì uguali per la sensazione di soffocamento in cui stringono e scaturita dalla mancanza di ossigeno. Anche in "foca" ritroviamo "fuoco" e la foca era nel Medioevo non a caso un simbolo teriomorfo di rigenerazione.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.