Abbiamo visto la parola "guerra" in rapporto alle radici germanica e latina che ci dicono molto dell'approccio psicologico ad essa dei popoli in questione. Interessante è, rimanendo in argomento, il significato attribuito alla guerra definita dal popolo greco "polemos".
L'impronta conferita dagli Elleni è molto diversa da quella attribuita dai popoli prima affrontati e ci dice molto dell'impostazione filosofico razionale che li caratterizza. La parola "polemos: guerra" la ritroviamo nella nostra lingua in "polemica" che è un vero e proprio scontro verbale. La polemica è alla base di uno scontro dialettico di un singolo contro un pensiero espressione di una ristretta comunità minoritaria o al contrario espressione della maggioranza. Avviare una polemica significa innescare un processo che può, a seconda, correggere o distruggere una legge nelle apposite sedi. Abbiamo già detto e ripetutamente che l'arte oratoria di attacco o di difesa di determinati contenuti nasce in Grecia e che risulta essere utile in particolare a Platone per affermare il suo pensiero sulla visione demiurgica e iperuranica che contraddistingue la sua filosofia. La "filosofia: amico della saggezza" stabilisce un rapporto concreto e pedagogico con la dialettica perpetrato attraverso anche l'educazione ginnica e la formazione atletica degli individui. Se gli altri popoli impostavano i conflitti fisici su un'accurata educazione militare, il popolo greco (ragion per cui Sparta diventa la grande antagonista alla florida Atene) ricorre alla cura del corpo non finalizzata alle prestazioni in campo militare ma innanzitutto all'educazione e al consolidamento delle attività cerebrali alla base di un sano umanesimo. Il termine "umanesimo" è proprio figlio della cultura classica poi riapplicata col declino del Medioevo che mostra un aggressivo imbarbarimento di quanto conquistato dall'uomo sul piano della civiltà, che poneva in primo piano il confronto costruttivo col proprio popolo di appartenenza e a maggior ragione con i popoli invasori. L'età dell'oscurantismo medievale che pure mostra le sue punte di valorosa eccellenza artistica e filosofica (tra queste la cultura benedettina e la Scolastica di Sant'Agostino e di San Tommaso) rivela i forti limiti di intesa e costruttività tra popoli di diversa provenienza e impostazione colturale, gettando le basi a un giustificazionismo punitivo che necessita in risposta, di una operazione catartica affidata al potere del Logos non distaccato dall'uomo ma da questi perpetrato. Di una nuova missione che dalle crociate religiose medievali orientasse l'interesse verso una nuova impresa protratta a innalzare l'uomo dalla sua bestialità corrosiva, attraverso l'educazione alle arti e alla strutturazione di queste in vere e proprie scuole di apprendimento e affinamento.
Come per le corporazioni di mestiere istituite nel Medioevo, nel Rinascimento si ricerca un mondo di pace attraverso la perfetta espressività artistica affidata alle botteghe dei maestri d'arte. Il clima di chiusura medievale aveva impedito la fioritura di tali botteghe che però anche allora svolsero un significativo lavoro teso per lo più a creare ponti di comunicazione tra l'arte bizantina e quella occidentale.
"Polemos: nascosto a molti" pone al centro l'azione eroica di chi, a prescindere che sia minoranza o maggioranza, porta avanti con convinzione le proprie idee senza temere l'avversario, perché ha affinato gli strumenti del discorso.