Gli agrumi nel regime diurno dei simboli
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Gli agrumi nel regime diurno dei simboli

Amore e Psiche
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Gli agrumi nel regime diurno dei simboli
Gli agrumi nel regime diurno dei simboli

 

Sono vari i motivi che rendono gli agrumi frutti speciali. Uno tra tutti splende ed è il riferimento completo alla perfezione della forma. Il frutto, non a caso frutta al plurale dal neutro, a indicare l'unione tra il maschile e il femminile viene caratterizzato proprio dagli agrumi.

Sono tanti i frutti rotondi, si potrebbe dire che la rotondità sia la normalità per i frutti delle nostre latitudini e non solo. La mela ad esempio, sappiamo quanto abbia suggerito sul piano simbolico in attinenza all'equivoco sorto attorno al "malum" nel guardino dell'Eden, è il frutto che appaga in rapporto alla sua robusta pienezza. Essa sazia tatto e vista prima che il palato, a suscitare il senso di libidine sessuale. La mela è dolce, attrattiva degli animali alati come uccelli e insetti. Il vederla appesa appaga come la presenza di una lanterna accesa nel folto fogliame. La sua forma a cuore ci ricorda che i frutti sono la rappresentazione del regno interno alle piante assorbito dai colori del fiore e da qui reso frutto. I frutti ci ricordano al pari delle farfalle, che la vita è una progressione di stadi non sempre fluida, fatta di salti mortali che non fanno tornare indietro e recuperare quello che si è stato. Il fiore sorprende perché appassisce, ma nel suo centro qualcosa accade e il frutto che lentamente evolve, acquista gusto e nutrienti dai colori del fiore. È un rapporto curioso quello che in natura esiste tra colore e proprietà, un rapporto fortemente indicativo che invece per gli umani è suscettibile alla varietà di culture e alle inclinazioni della persona.

I frutti nascono sulla morte del loro fiore. Il trono sul quale posano e che li sostiene crolla e diventano loro un tutt'uno che riempie la loro originaria casa. Questo concetto per gli agrumi è fondamentale ed è quanto li diversifica dalle altre specie di frutti. I fiori degli agrumi sono piccoli e gradevolmente profumati. A differenza del melo che genera fiori di delicata bellezza molto diversi dai frutti che diventeranno, gli agrumi è come se nel frutto compissero il senso della loro esistenza. Il frutto giustifica l'insignificante fiore. Il fiore è il tramite che lega albero e frutto. Quest'ultimo come il suo padre albero è negli agrumi di aspetto tozzo e resistente.

Nell'ambito dei simboli, l'agrume è come se parlasse un linguaggio al maschile, per questo lo ritroviamo come albero e frutto da venerare nelle tradizioni patriarcali e nelle religioni monoteiste. La buccia, affatto liscia, sprigiona un profumo forte, complice l'olio che possiede che bruciato sugli altari sacrificali emana un profumo fresco e speziato. Ricorda le radici di zenzero e le resine da combustione come l'incenso e le spezie, ma oltre la buccia, se tagliato diametralmente, l'agrume porta in serbo il sole. Il limone, il cedro sono piante ritenute sacre laddove le religioni solari e mitraiche hanno lasciato una forte impronta. Il cuore del frutto ricorda la luce nel mondo a cui è orientata tutta la pianta e la Natura, la grande Madre che porge al mondo Dio. La donna è quindi il tramite dell'immortale che si lascia cogliere con l'odore e baciare con gli occhi. Bruciare le bucce di agrumi ai piedi dell'ara equivale a offrire a Dio l'agnello puro. Il cedro e l'agnello sono entrambi simboli che evocano la presenza di Dio nel mondo per ricondurci a lui che rinasce dalla terra come il sole all'alba.

Possiamo comprendere sulla base di quanto detto il significato che assume il cetriolo il quale, per quanto ricordi gli agrumi, ha preso una piega evolutiva diversa. Se gli agrumi rappresentano il vigore del sole e sono associati al regime maschile dei simboli, il cetriolo pur ricordando il sole, né è la sua caricatura. La forma allungata e tubolare confligge col sapore insipido. È l'ibrido da canzonare e lo si trova ovunque come espressione volgare tesa a riferirsi a chi non ha carattere né definizione propria. Il nome stesso deriva da "citrus: limone" cui si accompagna il suono "trl" che nel linguaggio popolare rimanda a ciò che è goffamente rotondo, come ad esempio a "trullo", all'inglese "troll". In Calabria "cetriolo" è detto "citruolo". In Puglia, "citroun". Nel primo caso il carattere spregiativo caricaturale va a collocarsi sull'aspetto di una rotondità femminea, all'opposto di quella solare, maschile. Nel secondo caso invece, va a soffermarsi sulla lunghezza associata al fallo maschile, che si rivela sciocca a causa del sapore dolciastro e tendente al femminile.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.