I tuoni lontani ci porgono l'eco di chi fa sentire la sua voce e ci ricorda che non siamo soli. Il fulmine è la spada che trafigge il suolo ricordandoci la presenza imperante di una grandezza che ci rende piccoli, salvaguardando il tesoro nascosto della tenerezza.
La tenerezza è la grinta dell'anima che ci permette di demordere laddove vorremmo usare la violenza. È il camino nell'angolo riposto dell'anima.
Ci soffermiamo sempre poco sul termine offendere che ha una provenienza interessante quanto crudele. Da "ob" e "fendere" significa "scagliarsi contro qualcuno al fine di reciderlo". L'immagine è quella della spada che taglia e ciò fa intendere l'antica impronta del verbo. La fenditura è propria della spada che colpisce e recide.
Proprio l'altro ieri abbiamo festeggiato San Michele Arcangelo che con la spada sconfisse Lucifero e lo scaraventò per comando divino negli inferi. Il Santo è nel tempo moderno divenuto protettore di tutti coloro che operano al servizio dell'ordine e della sicurezza all'interno della società. L'uomo che usa la spada si arroga il diritto di separare il bene dal male che è solo di Dio, ragion per cui negli antichi riti cavallereschi l'investitura della spada era riconosciuta come cerimonia sacra. L'uso della spada e per proprietà transitiva di tutte le armi va legittimato da un'istituzione sociale che deve necessariamente fare capo ai precetti sacri che sono insiti nell'uomo e alla base di ogni religione, e sui quali è impostata l'etica del buon vivere.
A San Michele il comune di Gravina di Puglia ha consegnato le chiavi della città al fine di proteggerla dal male degli uomini e dagli eventi funesti della Natura, e di renderla inespugnabile. La grotta, cavità profonda che caratterizza in successione l'area antica del paese, rimanda all'impenetrabilità accidentata del sottosuolo governato dal diavolo. La presenza di San Michele collegata alle grotte è rassicurante e catartica laddove riti ancestrali di sacrificio animale e probabilmente non solo sono stati convertiti in riti battesimali di consacrazione a Dio. La grotta non può prescindere dalla pietra che è ossatura e sostegno. È il ventre dell'accoglienza che non muore e che ci risuscita di volta in volta attraverso le infinite esistenze cicliche su questa terra. Ricordandoci che siamo infiniti nonostante muri e argini di contenimento. Che siamo infiniti ed eterni nello splendore divino.