Se c'è una condizione che ha solleticato la fantasia dei nostri predecessori, questa è l'emozione scaturita dall'osservazione attraverso la fessura. Attraverso porte e finestre mal accostate, fenditure di luce che trapassano gli usci, gli antichi pervenivano alla conoscenza di segreti e realtà nuove che mettevano radici nella fantasia più torbida e libidinosa.
Come da me più volte evidenziato, quanto ha un significato erotico, ha per corrispettivo un valore sacro che ne purifica e completa il senso. Quanto ora detto si è convertito nei primi culti che hanno riportato tramite il matrimonio e la sepoltura l'uomo a ricongiungersi al Sacro. Al contrario di quanto si possa credere, la dimensione sacra ha anticipato l'intuizione di un dio. Il Sacro è nella Natura e nei tanti misteri che la connotano e avvolgono. Quante più risposte l'uomo ha ricevuto tramite l'indagine razionale e scientifica, tante più domande sono venute fuori e tante tra queste sono ancora in attesa di risoluzione.
Il Sacro è una porta socchiusa tra la comprensione e il mistero e il primo mistero con cui l'uomo si è confrontato nella dimensione quotidiana è stato proprio la nascita in tutte le sue sfaccettature. Da qui il culto primigenio della dea Madre.
Spesso si è portati a considerare i culti legati alla dea Madre frequentati da donne e riservati esclusivamente alle donne. Non è propriamente così. I primi a organizzarsi in comunità separatiste sono stati gli uomini e a seguito di questi si sono organizzate per conto loro le donne. Gli uomini non erano impediti alla frequentazione dei rituali della Grande Dea. Tutt'altro! Loro per primi ne subiranno il fascino associandola ai vari passaggi attraverso le tre età scandite dell'esistenza femminile , primo tra tutti quello della pubertà. Il velo, la segretezza, l'atmosfera di penombra poi trapassati nei vari culti a carattere patriarcale e in modo particolare in quello greco bizantino che har posto al centro l'icona della Maternità, traggono ispirazione dalla rottura dell'imene durante il primo rapporto sessuale. L'imene che significa proprio "membrana", trasmette il senso della leggerezza trasposto nel senso della vista che si confronta con la preparazione e la disposizione delle tende le quali non a caso proprio nelle culture mediorientali e orientali, dove ancora oggi la donna fedifraga è perseguita e sottoposta a dure sentenze di morte, trovano il loro maggiore espletamento. Più della porta, la tenda divide gli ambienti tra privato e pubblico. Al principio vi è l'idea della pelle che ha una sua superficie di visibilità ma che a penetrare è ammesso solo l'uomo di casa.
La pelle è la donna.
Le prime maschere rituali erano maschili, per cui ancora oggi l'uomo barbuto ha un suo fascino, mentre la pelle della donna liscia e rosacea sortisce il suo effetto. La pelle di pesca liscia e vellutata è tra gli ideali di bellezza che l'Estremo Oriente ci ha tramandato.
La tenda è un invito alla tentazione. Tendere perché tentati è uno degli effetti emozionali che la tenda provoca, che ha anche il pregio di presentare un risvolto estetico. La porta socchiusa, lo spiraglio stimolano per l'impossibilità di aprire ed entrare. La chiave poi diventata simbolo papale e prima ancora sacerdotale, nasce in rapporto alla donna riservata sessualmente al suo promesso a nozze avvenute.
Attraverso le fessure tra porte e muri tanti ragazzini di colpo si sono scoperti adulti, vedendo o origliando con occhi e orecchi quanto è proprio dell'intimità femminile. La fessura, "fissura" in latino da "findere" rimanda alla vulva femminile, la tenda invece all'imene vera e propria. Ancora oggi in alcuni dialetti meridionali come quello calabrese, la fissa è la fessura intima femminile purtroppo soggetta volgarmente anche a bestemmie. Resta il fascino della fenditura antica, diversa dalla crepa che richiama alla rugosità della vecchiaia.