Il suono "sc" che ritroviamo in strascico e in strisciare, ci conduce a un effetto di prolungamento indotto dagli elementi presenti in natura, come l'acqua e l'aria ma anche il nostro finio dell'erba contro il suolo con gli animali selvatici senza zampe come i serpenti.
Fruscio e scivolare sono parole onomatopeiche che ci riportano a un tempo primitivo in cui ancora la distinzione tra male e bene doveva comparire. A un tempo arcaico deformato dalla ragione, dal senno di poi. È una radice che riconduce all'indoeuropeo "sh" e che ritroviamo in "hashish" doppiamente presente, così come in Shiva e che da noi si ritrova anche in "ascesi" derivante da "scendere". Scivolare e scendere collegano a un'idea di flusso che lascia uno strascico evidenziato proprio dal suono "sc".
C'è un nesso che accomuna i termini in sanscrito su citati e i verbi italiani riportati. Il dio Shiva significa "benevolo" e in apparenza sembra confliggere con gli aspetti irrequieti e violenti del dio. Hashish significa "erba" e intuire una relazione tra i due monomi sembra impossibile. In realtà c'è.
Un'azione la si valuta e nell'immediato e nelle conseguenze che lascia una volta estintasi, da qui il valore di strascico che s'imprime nella storia e ne condiziona il corso. È quanto cogliamo a proposito di Shiva, il distruttore, grazie al quale si può giungere a un nuovo ordine. In rapporto a questo discorso Shiva, l'ultima figura della triade indù, viene associato e a Dioniso e a Cristo. La figura dello Spirito Santo è nella religione induista dissociata da Shiva e riporta a Visnu che attraverso il Dharna regge e governa l'Universo secondo leggi e principi. La figura di Shiva è di rottura ma questa rottura serve nel momento in cui è in atto un'atrofizzazione delle condizioni vigenti. La coscienza cosmica collettiva per riaffermarsi necessita di momenti di agguerrito disordine, altro dall'anarchia perché è da incanalarsi in un prospettiva positiva di rigenerazione. È così che Shiva rappresenta anche un significato di catarsi che viene messo in atto anche attraverso la via erogena.
La radice "sh" la ritroviamo anche in "shaman" lo sciamano indù, col significato di "estasi". Per lo Sciamano indiano l'estasi si consegue tramite l'assunzione di erbe allucinogene e tra queste ritroviamo l'hashish responsabile dell'ascesi a piani superiori di coscienza.
Il riverberare costituisce una condizione essenziale nelle fasi di passaggio da uno stato all'altro e da una condizione all'altra, e non si dissolve. Permane diventando il fattore scatenante una nuova fase, pregnando così una visione dinamica dell'esistenza in cui i punti saldi sono l'accettazione a questa legge di continue rotture e nuovi equilibri. Capiamo bene che in tale visione razionalistica e alquanto complessa della realtà, il bene e il male non sono che prodotti della percezione sensoriale umana che frenano la comprensione della realtà stessa al di là delle qualità ora descritte e che deve necessariamente essere lasciata libera da ogni condizionamento umano che possa ostacolarne la disvelazione.
Con valore opposto rispetto al concetto ora espresso la radice "sh" la ritroviamo nell'inglese "shame" col significato di vergogna e quindi investita di valore etico. La vergogna è lo strascico di un'azione errata che viene filtrata dalla coscienza e a cui attribuiamo un senso più che un sentimento, di monito per comportamenti e azioni futuri.