L'empatia è essere uniti in un luogo inesistente e provarne le stesse voci. Noi siamo l'unione e il mezzo. Il già sentito e non ancora decifrato che in un istante si palesa. È questo sentire la voce degli altri che ci fa percepire l'antico e innato presente in noi.
È quanto sta saltando al tempo di oggi in cui il collegamento tra l'indecifrabile interiore e l'antico rischia di interrompersi. Ritrovare sé stessi attraverso la voce di chi ha camminato prima di noi in un mondo che è lo stesso ma che oggi è completamente diverso, ci porta a respirare l'eternità e a riscoprirci vivi e presenti laddove non lo eravamo.
Quale potrebbe essere alla luce di quanto detto il senso della storia se non questo? Abitare in corpi di altri e scoprirlo a distanza di millenni. Ritrovarsi nella campana del presente nello sguardo di un ramo che splende nel sole intriso di rugiada o nello sguardo cristallino di un dinosauro che ammicca alla luna che compiva un giro diverso. Quanto ci pare impossibile si realizza nella nostra mente se prendiamo in considerazione nella veste di certezza che la materia di per sé ha un'anima e che in virtù di questa si è organizzata, disfatta e ricomposta nel tempo.
Non siamo che poltiglia animata e resa vitale da un respiro interno che abita l'albero della vita.
Gli albori sono l'incipit del respiro del mondo che illumina e rende ospitale l'Universo terreno operando dall'alto e trasportando la luce. La luce riveste e rianima e l'alba ne è l'introduzione. È l'anticamera di una vasta casa che chiamiamo mondo e il mondo per gli antichi era il bosco. Per quanto possano apparire disgiunti, "alba" e "albero" si appartengono. L'albero bianco è un riferimento molto antico e in effetti l'eucalipto che è l'albero preistorico ancora attuale e molto diffuso in tutto il pianeta è caratterizzato da un colore che è una via di mezzo tra il verde e l'argento.
Il biancore degli alberi accompagna l'immaginario primitivo nordico sul cui cielo si stende il manto variegato degli effetti serici e luminosi indotti dalle aurore boreali. L'albero bianco è l'albero ghiacciato che resiste come l'ultimo baluardo di un esercito che lotta fino in fondo e non sa se è stato sconfitto. Ma il bianco è anche il riferimento all'anima interna dell'albero, la linfa che l'edera succhia dal tronco. Le fate, gli elfi hanno il sangue bianco, fatto di linfa e ciò li lega all'ambiente delle foreste. La linfa è anche legata a Dioniso il dio che con l'ebbrezza ascende al cielo rinnovandosi di continuo. È la vite dal colore indefinito che spunta al bianco e all'oro, dell'uva rossa e di altre tonalità scivolose, così come dell'edera che si attorciglia attorno all'albero e sale. Morte terrena ed eternità solare lo contraddistinguono richiamando dall'interno il doppio serpente di Asclepio che intorno all'asse sale e scende seguendo e investendosi delle due direzioni.
L'edera che si avvolge al tronco trasporta Dioniso Bacco tra gli ambienti del Nord Europa, collocandosi nel dio Pan. In luoghi lontani dove l'oscurità è magnetica e porta a cogliere la luce che è intessuta nell'anima di tutte le cose.