Ci sono tre verbi in latino che indicano l'azione di sperare. Il primo è uguale all'italiano, il secondo è "confido-is", il terzo è "respicio-is". Mi soffermo sul primo e sul terzo.
Il verbo "sperare" suona come una parola semplice, in realtà è alquanto complesso per radici e significati ed è collegato a "respicio" per la radice sanscrita "spa". Tale radice significa propriamente "guardare avanti" (in latino Spicio: osservare) ed è una delle azioni a cui la speranza spinge. La ritroviamo anche nel latino "spes" da cui deriva "speme" ossia "speranza" nel linguaggio poetico. La speranza però sprona ad andare avanti sulla base del presente che a sua volta culla in sé il passato. Siamo fatti di storie e avvenimenti personali e collettivi che ci indirizzano e dai quali non possiamo prescindere. Nulla c'è che nasca nel presente che non abbia radici pregresse e a cui si riconduce proprio il risvolto della radice "spa" sulla base del significato primario che è quello di guardare avanti tenendo bene a mente il passato. Il futuro è infatti conseguenza del nostro atteggiamento a quel dato fatto successo.
Da qui si snodano colpe e rimpianti. La speranza che nasce nel passato ci parla molto dell'atteggiamento degli antichi verso la vita. Un fatto scatenava infinite conseguenze molte delle quali senza rimedio, ma il fatto stesso di esserne consapevoli rendeva i nostri predecessori alquanto saggi e per molti versi migliori di noi. Quanto ora detto lo riscontriamo nella costruzione dei racconti mitologici. L'uomo moderno tende a estrapolare dall'unica scena dell'avvenimento articolata in tre passaggi, solo quanto riguarda il presente senza tenere conto dell'antefatto, una parola questa molto considerata nel teatro antico proprio perché preparatoria. Costituiva la zona per così dire fuori dal tempo delle azioni ma determinante all'opera stessa. "Op: energia" e "Spa: andare in avanti" sono le due radici sanscrite che paradossalmente sono convenute a cambiare più la storia dell'Occidente e per storia intendo l'atteggiamento verso la vita che si è ripercosso sul cammino dell'uomo in toto, influenzandolo, che quella mediorientale rimasta ancorata a proiezioni e a modelli di vita nocivi o negativi.
La parola "spazio" contiene la radice "spa" che mette in risalto la concezione in espansione di un'area vuota. Però lo spazio ha un suo punto di nascita che si riconosce nell'origine di tenebra e mistero.
Il verbo "respicio" che ci collega più degli altri a "respirare" riassume entrambi i tempi dell'azione di sperare che si compie nel presente, invitando a guardare indietro, lontano per poi volgere lo sguardo in avanti, verso orizzonti che ancora non si vedono. È quanto compie il respiro immergendosi nel profondo dei polmoni e da qui poi si espande all'esterno con un suo ritmo che ritroviamo nelle onde del mare al quale poeticamente assegniamo un respiro.
Proprio da queste due forme di sbilanciamento in avanti e verso il passato nasce il forte sentimento di fede che per i seguaci delle più importanti religioni antiche si riassume nell'impossibilità di cambiare i fatti e invece, nella possibilità di mutare le circostanze proprio grazie all'intervento divino. Questo si riassume nelle raffigurazioni indù con le divinità multiple. Lo ritroviamo nella presenza delle ali associata all'idea di intervento divino che scende dal cielo e sbilancia verso un'idea di futuro. Le ali le ritroviamo presenti nelle raffigurazioni di entità divine mazdeicopersiane e mesopotamiche.
Il verbo "respirare" contiene riferimenti alla speranza ancora oggi presenti nel detto "finché c'è vita, c'è speranza." Il respiro parte da un tempo remoto se pensiamo all'alba della Creazione originata tramite la Ruah. Il respiro di Dio attraverso il Creato penetra i tempi mantenendo vivo il legame con l'uomo e con ogni forma vitale dell'Universo.