L'uomo capisce di essere nato e di esistere nel momento in cui incontra l'ombra. È quanto avviene da quando precipita alla periferia di Dio.
L'eternità è della luce e la luce dimora al di fuori del tempo. La luce è la casa di Dio. Quanto Adamo ed Eva si trovano a conoscere nella loro nuova esistenza li riporta indietro, al sapore di quello che hanno perduto, di quanto era loro senza che lo sapessero.
Così nasce la coscienza.
Questa vita diventa fonte di attivazione della memoria, nel bene e nel male perché l'ombra è la forma della luce ma anche la via che muove incontro alle tenebre.
La memoria dovrebbe correggere l'uomo affinché non ripeta gli stessi sbagli commessi. Purtroppo la memoria è un'esperienza nuova che ha bisogno di riattivarsi agganciandosi alla memoria del prima, ma nel caso di Adamo ed Eva è impossibile parlare di memoria al tempo della luce. L'unico dettaglio che emerge del Paradiso perduto è l'ordine di non mangiare quel frutto. D'imperativo è ricordarsene. Ma cosa può significare ricordare se non c'è alcun insegnamento da apprendere dal momento che l'uomo è nella luce?
Ecco la necessità dell'immagine a somiglianza che fa deragliare l'uomo dal principio e lo immette sul binario della disobbedienza a questo punto cruciale, del mito dell'Eden.
Il nome Eden è di per sé annuncio del quattro che rompe la sequenza ritmica del dispari presente nei nomi dei due protagonisti. Adamo si compone di cinque lettere, Eva di tre, Eden di quattro. La somma dà 12, numero riferito allo zodiaco e quindi alla scacchiera dei pianeti rispetto al sole. Come mai il 4, numero pari è riferito al luogo impostato sul triangolo di luce e sul numero dispari?
Si parla di quattro corsi d'acqua che attraversavano l'Eden perché il quattro è il numero delle posizioni del sole in rapporto alla terra, che suddividono la giornata in quattro parti. Questo ci dice che l'Eden era già stato previsto dal momento della sua comparsa, come matrice di una copia che sarebbe stata in parte dedicata a Dio e in parte, all'uomo e alla donna.
Con l'episodio della Caduta, Eva si riappropria di quella autorevolezza sottratta a Lilith il cui nome non a caso è di 6 lettere. È lei la vivente e la notte verrà consacrata al mistero della vita di cui lei è titolare.
È interessante come la stirpe di Maria figlia di Sion, sia una stirpe di puri sottratti al peccato. È come se esistesse a questo punto della narrazione sacra uno sdoppiamento tra quelle che sono le vicende storiche e quelle che sono le vicende sacre. La stirpe di Sion riporterà alla titolarità della luce i viventi, convertendo la centralità di Dio nel potere anziche nella potenza. È quanto vediamo ancora oggi a proposito delle dinastie dei cosiddetti Illuminati, coloro che hanno liberato Lucifero dalle prigioni degli Inferi, riposizionandolo tra gli alti cieli.