Lo smarrimento è già perdita.
L'immobilità è un punto morto da cui ripartire. È l'attesa del riposo di Cristo in croce. La morte non è mai sconfitta ma via verso altro. È liberazione che purifica ed è quanto il Messia ci ricorda dall'alto delle atrocità subite.
Ritornando all'opera di Michelangelo, l'Adamo con la mano floscia dimostra l'indecisione di chi sa di aver sbagliato e non riesce a farsi perdonare.
Qui è il limite che lo rende responsabile della caduta dell'uomo nella Storia e dell'inizio dell'era della conoscenza su cui camminiamo ancora oggi. Il "Perdono" è un dono che si ottiene se si mostra aderenza ai sani principi, e qui crolla Adamo che ha trasgredito in tutto le sue origini, venendo meno alla promessa fatta. Da qui ancora, la conseguenza del libero arbitrio, una porta lasciata socchiusa alle scelte dell'uomo.
Occorre mantenersi umili per meritare il perdono, in caso contrario perdonare si tramuta in perdere che non a caso ricorda il primo verbo.
È interessante questo raffronto. Dal perdono dipende la nostra integrità che in ambito ontologico metafisico si traduce in Sapienza. La noia, l'insoddisfazione, la malinconia sono conseguenze del distaccamento dell'uomo dalla Sapienza, rappresentata nel mondo induista dalla separazione dell'ego dal Sé. Concetto questo che ritroviamo espresso anche ne "Il giudizio universale" di Michelangelo attraverso la separazione di Adamo da Dio resa bene dalla divisione dei due mondi rappresentati dalle due nubi. Quella di Adamo accenna a una discesa, al momento del precipitare verso il tempo e verso la logica dello spazio. La solitudine circonda l'uomo ed è quanto suscita insieme al volto intraducibile il senso di compassione da tramandare al mondo attraverso l'opera, e presente in alcuni angeli. Tra gli angeli troviamo sia i giusti e i buoni, sia i malvagi. Sono alle spalle di Dio che tutto sa e conosce e ha in sé gli avvenimenti della Storia che si realizzeranno man mano.
La raffigurazione lascia supporre che con la caduta dell'uomo anche gli angeli subiranno un loro distinguo. Alla caduta dell'uomo seguirà quella di Lucifero l'angelo prediletto, e dei suoi seguaci. La rottura di Adamo con la Sapienza scatena un terremoto che va a colpire anche la sfera delle entità celesti raffigurate da Michelangelo come fossero uomini. L'Antropocentrismo rinascimentale non toglie ma apre a nuove piste di approfondimento. L'uomo al centro del Cosmo, ma anche l'uomo responsabile delle sue azioni per sé stesso e per gli altri non solo suoi simili. È qui il dilemma che cinge e scuote la mente di Michelangelo che vorrebbe tramite le sue opere giungere alla soluzione di tutti i punti irrisolti della Storia Sacra.
Adamo e non Eva nell'opera. Dio anziano come i sapienti o maghi, si riflette nella sua creatura ormai persa. Il seme del frutto cattivo è entrato in lui che in quanto uomo seminatore, è direttamente responsabile di quanto accadrà. È l'uomo al centro del dibattito ontologico del Rinascimento, la donna ne è il riflesso muto. Dio si guarda in Adamo ma non si ritrova più nella sua fresca creatura. Parimenti, nell'espressione di Adamo si avverte la comprensione di questo non riflettersi e il dramma umano che da lì avrà inizio.