A "mese" si riconduce anche "menes: luna". Questa radice antica, indoeuropea di "luna" fa capolino dagli aggettivi "mensile, mensilità..." e la ritroviamo anche in "mensa". La luna anticamente dava la misura a tutte le cose e la luna fertile era chiamatai del raccolto.
"Messe: raccolto" deriva da lì. Alla fertilità della luna si ricollega l'abbondanza che ritroviamo a forma di corno riproducente la falce di luna crescente. La luna è operosa nelle attività rurali e dell'anima. È la perla dei viaggiatori e dei mendicanti, di contro al sole che siede sul suo trono dorato e alla lunga inaridisce ciò che lascia brillare.
Il mese come raccolto fruttifero lo ritroviamo presente nel vocabolo calabrese "mesata" col significato di "stipendio mensile" corrisposto a chi produce col lavoro nei campi. L'associazione luna misura di abbondanza la ritroviamo nella mensa come esposizione e offerta della produttività della terra lavorata. Lavorare nei campi significa produrre e guadagnare.
Siamo soliti confondere "raccolto" con "raccolta" . Il primo si riferisce ai frutti della terra: cereali, ortaggi, verdura, legumi... Il secondo etimo si riferisce alla frutta che viene raccolta dagli alberi.
Il raccolto fa riferimento alla crescita dei semi. "Seme" è ottenuto dall'inversione sillabica di "mese". È l'origine da cui si diparte l'abbondanza rapportata alla quantità importante dei prodotti con lo stesso seme. "Simile" è il traslato di "seme" che tiene conto delle caratteristiche intrinseche che rendono un soggetto appunto simile ma non uguale all'altro. C'è qui la volontà di salvaguardare l'identità di ogni individuo e in campo agricolo di recuperare le specie autoctone altamente nutritive di contro alla massificazione di un'agricoltura industriale che per incrementare la quantità ha penalizzato la qualità. È quanto sta accadendo a proposito del grano e degli altri cereali universalmente presenti in tutti i Paesi e a differenti latitudini e longitudini.
Come vi è differenza tra "raccolto" e "raccolta" vi è differenza tra "grano" e "grana". Il primo fa riferimento al seme singolo che si estrapola dalla pannocchia o fusto o stelo. La seconda si riferisce a un agglomerato di semi che si trova all'interno del frutto. Alla moltitudine di contro al singolo. La grana è in quanto tale simbolo di ricchezza e fecondità ed è questo l'aspetto posto in risalto nell'uso volgare e delinquenziale del termine che designa un gruzzoletto di soldi. Le grane di contro, sono le situazioni scomode che si presentano sempre in mucchio. La filigrana trae ispirazione nella lavorazione dei metalli nobili dall'effetto globulare ricavato dall'osservazione della grana nei frutti.
Sia "Grano" che "grana" hanno un'origine etimologica ancora incerta. Il suono "gr" suggerisce durezza e lo ritroviamo non a caso in "grumo" e "granito" così come in "granita".