Borbotta il cielo. Si avvicina qualcosa di forte. Sembra un esercito agguerrito il temporale che si annuncia con uno scalpitare di cavalli che rimbomba per le stalle del cielo. E mi sovvengono urla inferocite di epoche andate. Grida e pianti, e morti e sangue.
È la razzia dei cumuli del cielo che arrancano nel fango delle loro ore tristi, dimentichi della leggerezza. Resteranno relitti alla deriva trasportati da un fausto vento sopra le tegole frastornate dal sospirato silenzio.
L'ordine piange lacrime sordide e tace nel suo chiuso mutismo. È il ritorno della pace che estingue strascichi di nubi rutilanti.
È curioso come ogni cosa si realizzi anche nel suo complementare opposto. "Ordine" richiama "orda": il guazzabuglio mortale di un'invasione che sciupa tutto e divella le radici. L'opposto a volte è un rincaro del significato. È un colore forte che s'impone negli scenari della vita per farci comprendere, stupendoci. Quale insegnamento può esserci in un raptus? L'irruzione insegna catturandoci ma è una lezione che procura una morte interiore da cui può dipartirsi una nuova vita.
La comprensione è altro. Una via interna che si apre a seguito di un processo di maturazione. Allora, il transito avviene dal basso verso l'alto senza alterare nulla, semplicemente modificando le gradazioni dei colori come succede all'uva che dal verde aspro si fa giallo oro o rossa, o di un nero tornito e desiderabile.
In tal senso il rapimento ci rende partecipi, come accadde al prematuro Dioniso, di quanto si compie dalla non vita di un'aspra acerbità a una raggiante dimensione di consapevole maturità che ammiriamo in seno al mondo verde della Natura. Da qui il prezioso insegnamento che risale i tronchi della vita umana, affinando le menti di chi comprende che da dentro il faro della trasformazione si accende, raggiungendo traguardi inesplorabili.