Il piede ci comunica il senso della stabilità e della presenza. Ogni piede ha il suo rumore di passi e la visita di un defunto la si riconosce dal suono dell'andata che lui mantiene, sempre e assolutamente personale. Il passo indica movimento. È il rintocco della vita che scorre ma esprime anche avvicinamento e unione, se pensiamo al termine "passo" di montagna.
Il piede indica solidità in rapporto all'albero. In Calabria ad esempio "nu pede d'alivo" indica un albero di ulivo. Dal piede parte tutta la prospettiva in fieri della persona e la pianta del piede designa la radice e il progetto di evoluzione di tutta la persona, la sua postura e la sua salute. Pertanto la medicina antica attraverso l'agopuntura è riuscita, partendo dai piedi, a risolvere i blocchi energetici che impediscono al soggetto in questione di vivere bene.
A differenza della pianta che ha la radice sotterranea separata dalle altre parti, nel piede pianta e radice coesistono e sono responsabili anche dell'equilibrio della persona. La spina dorsale esprime il tronco dell'albero o il fusto della pianta, curati tramite la medicina antica cinese basata sulla cultura della riflessologia. I piedi rappresentano le due metà del nostro cuore che si uniscono e combaciano. Rappresentano il due che da un corpo solo sviluppa simmetricamente le ali. Da qui l'espressione "avere le ali ai piedi" e sempre da qui l'idea di corsa come volo molto diffusa tra i popoli sciamanici di origine siberiana e quindi anche tra gli Indiani d'America. Qui la velocità acquisita nelle gambe era una qualità molto apprezzata che andava sviluppata dall'infanzia insieme all'idea di leggerezza acquisita dalle gambe sempre associata alla cultura del volo.
Per lo Sciamano ogni parte del corpo deve suggerire un aspetto qualitativo del Cosmo e quindi dev'essere in armonia con le altre parti. L'idea del volo che viene espresso dal copricapo di piume dei pellerossa deve essere stimolata da ogni singola parte del corpo, altrimenti il salto di coscienza non può realizzarsi.
Nella cultura greca il piede era associato nella scala delle età dell'uomo alla fascia infantile. "Bambino" e "piede" nell'antico greco hanno la stessa radice etimologica. C'è alla base la convinzione che i bambini sono molto più vicini al mondo delle origini di noi adulti. I Greci contemplavano sul piano filosofico la metempsicosi e per loro i bambini sono i puri che veicolano la memoria di un passato che nella nuova vita non li riguarda più ma che rimanda a una concezione di eternità suffragata dalle teorie moderne sulle reminiscenze di altre vite. Per i Greci la corrispondenza piede bambino va per lo più riferita alla discendenza della famiglia. C'è alla base un'impostazione patriarcale acquisita o condivisa dai Romani.
Il piede è la parte del corpo che inquadra il pensiero del soggetto in una prospettiva di positività, spingendolo a guardare in avanti. Conoscere i propri piedi significava attribuire loro un paio di occhi che consentiva ai viaggiatori e ai fuggiaschi come anche ai non vedenti, di potersi muovere speditamente senza rischi. La fiducia nei propri piedi è un tratto distintivo che i bambini acquistano con l'imparare a camminare ed è correlato alla loro capacità di apprendimento. Avere passo spedito ed equilibrio forgia un carattere forte e volitivo. Il verbo "impedire" ha la stessa radice del vocabolo "piede". Fa riferimento al fattore esterno che giunge a compromettere il conseguimento di un obiettivo. Ritenere che i piedi siano un'altra forma di cervello periferico indispensabile allo sviluppo del sistema nervoso centrale e del cervello vero e proprio, è un azzardo giustificato. Si parte dai piedi per svilupparsi e sviluppare le proprie capacità, acquisendo un proprio spazio nella vita.