Persefone e Proserpina. I due estremi equinoziali
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Persefone e Proserpina. I due estremi equinoziali

Amore e Psiche
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Illustrazione di Ruth Sanderson
Illustrazione di Ruth Sanderson

 

Le radici etimologiche ci parlano e ci indirizzano verso il significato di nomi e parole e ci consentono di fare il confronto sulle traduzioni degli stessi etimi in lingue diverse. Spesso uno stesso dio in base alla cultura in cui si diffonde, acquisisce un nome parallelo che apre a nuovi indizi.

Prendiamo ad esempio la dea della vegetazione Kore ( la ragazza), in greco Persefone e in latino Proserpina. Il nome c'immette nelle caratteristiche principali della dea e del culto a lei riservato. Se la Grecia si sofferma sull'aspetto discendente del mito, nella Proserpina latina invece avviene il contrario. Ciò è possibile in quanto la dea trascorre i sei mesi autunnali e invernali negli Inferi in compagnia di Ade, descrivendo un arco che ha per estremi all'interno del ciclo annuale i due punti opposti equinoziali. Mi spiego meglio. Il nome Persefone rimanda alle parole suono e distruzione. "Suono" equivarrebbe allo strascico dell'eco. Se così fosse, l'immagine che se ne ricava è quella di una dea che rinuncia alla sua vita in superficie per stare per sei mesi all'anno col suo sposo che l'ha rapita nel regno dell'oltretomba. Il suono è l'impronta del suo ritorno che definisce il mito e apre ad altri orizzonti che non siano quelli che la legano al mondo della vegetazione.

Lei è la Kore che viene costretta attraverso il rapimento a diventare donna e quindi, a rifugiarsi in sé stessa durante la maternità che porta frutti. È quanto avviene in inverno a proposito dei semi e delle radici che riposano al caldo sotto il manto di neve. In questa fase il mito crea un rapporto più di similitudine, di vera e propria identificazione di Persefone con Demetra. Il suono educa la promessa della primavera che riprenderà a fiorire e della vita che continua di madre in madre.

Interessante è la versione latina della dea. Proserpina, secondo la derivazione etimologica, è colei che risale per dare luogo alla primavera. Alla stessa radice del verbo contenuto nel nome appartengono le parole "inerpicarsi" e "serpe" che fanno riferimento al moto ascendente di quanto è primordiale e rappresentato dalla donna, dal piano orizzontale che tende a incontrare la luce, quello verticale.

Dalle due versioni dello stesso mito emergono due realtà opposte e complementari che confermano il carattere equinoziale del culto. Nel primo caso, a proposito del mondo greco, ci si sofferma di più sul carattere introverso della donna che nella Grecia classica aveva margini d'azione molto ristretti ed era in forte subalternità rispetto all'uomo. Non dimentichiamo il gineceo e la riservatezza eccessiva a cui era costretta la donna il cui compito era quello di assicurare al marito una prole. La segretezza e il clima di silenzio che si costruiva intorno la rendeva però propensa a sviluppare le arti apparentemente solo domestiche, che l'hanno portata però su un piano di superiorità rispetto all'uomo negli ambiti magico sacrali. Penelope che richiama lavorando al telaio il suo Ulisse a casa, possiamo intenderla come una maga e l'identificazione con il nume tutelare della casa e della famiglia. La cosiddetta "fatina di casa" o anima della casa è la donna che attraverso la quotidianità e mettendo mano alle sue faccende di riordino della casa, assicura stabilità e benessere alla famiglia. In questa veste svolge una funzione fondamentale nel passaggio nell'antica Roma, dai Manes ai Lari, spiriti protettori della casa. Lare deriva infatti da "focolare" la cui sorveglianza spettava alla donna. Ciò non solo nell'Etruria e nell'antica Roma, ma anche in civiltà ugualmente antiche ma molto lontane come il Giappone.

Ritornando alla Proserpina latina, nel mito che la interessa assistiamo al riscatto della donna dalla dimensione ctonia orizzontale. È il superamento dell'antica Eva ebraica che tende alla luce, sviluppando una sensibilità che la porta oltre i valori di maternità che la inscrivono nel cerchio del tempo.

C'è un'attinenza esoterica tra Proserpina e la dea Kali che danza festosa sul corpo di Shiva, il suo sposo. Così come con la Shakti, l'energia primordiale del serpente dormiente alla base della spina dorsale, che, guidato lungo la colonna vertebrale, ascende agli stati superiori della coscienza e conduce all'apertura del terzo occhio. È quanto avviene nello Yoga Tantrico.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.