La Calabria e il Giappone. Storie di filo e di bellezza sull'orlo della fragilità
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.

La Calabria e il Giappone. Storie di filo e di bellezza sull'orlo della fragilità

Amore e Psiche
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times
Sposa giapponese tradizionale
Sposa giapponese tradizionale

 

È dei popoli dove si sono combattute aspre battaglie la venerazione dei morti. È delle terre molto antiche, dove ancora forte è la lotta tra il precario e l'eterno, come ci raccontano i frequenti episodi di terremoto.

La bellezza non è forse data dalla precarietà che si arrampica sulla vita fino a rendersi parte di essa? In Calabria il mito della nascita di Dioniso ha lasciato un'impronta indelebile e nelle aree dove la fragilità si arrampica con tutte le sue forze lungo le vie impervie che salgono al cielo e nella vita quotidiana si tramuta in violenza. Lo Stretto, la Locride sono aree vive sotto il profilo geologico e qui lo scontro dei blocchi separati dalle faglie si è tramutato in costante ribellione alla vita come anche alla morte.

È una terra titanica la Calabria, ma all'ombra di costoni e rovine vivono tante creature piccole e magiche che tessono la sua gloria e insegnano la gentilezza sui suoli roboanti di tuoni. La lotta per la sopravvivenza ha tracciato il destino alla bellezza dei territori. E la tradizione del ricamo lo racconta.

Il ricamo è attenzione, profumo gentile della purezza, altro dalla sovrabbondanza traboccante che ritroviamo nell'arte Barocca qui in Calabria pressoché inesistente. Il ricamo è orlatura certosina dei pendii, comprendere e dare valore a ciò che è fragile e che pertanto va protetto e onorato, ed esaltato. È una tradizione sacra quella del ricamo e trascende ogni esigenza di praticità. È l'onore al bello che tanto raccomandava Pericle perché la bellezza e le sue svariate applicazioni vanno oltre la morte e illuminano chi resta, così come risuonano nel mondo delle tenebre.

Qui è ancora in uso orlare i monti di fiaccole durante le importanti feste, come succede ad esempio ad Aiello in occasione della festa della Madonna delle Grazie, il primo luglio. La bellezza è conferire eternità a quanto è precario e transeunte e quindi, vista in questa prospettiva, la bellezza acquisisce valore sacro. La morte della vergine indifesa e ammantata di purezza rappresentata dall'umile Arianna che porta in grembo il feto di Dioniso, è la bellezza della fragilità mortale. Bellezza come eternità è la stessa Arianna rapita alla vita dal fulmine del suo Signore Zeus che salverà e impianterà nel proprio corpo il non ancora nato Dioniso, concludendo in sé la gestazione del piccolo dio. È la storia di un amore impossibile quello tra Zeus e Arianna, eternizzato dal mito e che grazie alla bellezza del racconto recide i confini col cielo. Nessuna figura mitologica più di Arianna è dominio delle donne di questa terra, non perché sottomesse al loro marito padrone, spesso solo padrone genitore dei loro figli. Ma per la capacità di trarre dalle tenebre l'arcobaleno del mattino. Per la capacità di conferire musica e timbro e odore a ogni frammento di territorio che passa reinventato dalle loro mani attraverso l'ago e il cucito. Storie di dedizione e di venerazione e mai di banale passatempo come altrove. Storie di confessioni uniche trasmesse ad amiche che sono sorelle nell'anima e con cui si condividono i preziosi momenti del silenzio.

Il ricamo è il lutto e l'inizio di una storia che va oltre. È la danza di Persefone quando rispunta gioiosa e unta del buio dell'oltretomba. Il ricamo è la festa che orla i vivi e i morti. Come succede anche in Giappone per molti aspetti simile alla Calabria, in cui i terremoti e la grinta del mare sembrano aver smussato e addolcito i racconti dello spirito di quella gente. In Giappone si usa preparare i morti come se andassero incontro a una festa. Li truccano, lì abbelliscono, li lavano e li profumano e poi li vestono con abiti di cerimonia prima di consegnarli al forno della cremazione. Il fuoco brucia e consegna le ceneri che verranno poi conservate in un'urna preziosa. Un rito che spiega come la morte sia passaggio a un'altra fase, sia un altro inizio come lo è il giorno delle nozze per la sposa. Il ricamo indica la festa, la cura che passa di mano in mano. Ogni sposa sembra un fiore perché nel fiore è la bellezza precaria della fragilità. Ogni fiore è il presente che poi si lascia e non può essere vissuto se non attraverso la rivisitazione del ricordo. Restano i preparativi a dare corpo e avvenenza al rituale. I preparativi nuziali o del passaggio finale in cui la vita si concede alla morte, a dare senso al presente.

Che cos'è dunque il presente se non l'arte del tramandamento? E cosa ha senso tramandare se non la bellezza che tinge occhi e labbra e mani col sapore eterno? Trine, pizzi e ricami della sposa come della defunta sono un inno alla vita che cambia, ma che vita sempre e comunque sarà.

Ho scritto e condiviso questo articolo
Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.