L'infanzia degli dei e i regimi dei simboli
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L'infanzia degli dei e i regimi dei simboli

Amore e Psiche
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Ares, collezione cardinale L. Ludovisi, Bologna
Ares, collezione cardinale L. Ludovisi, Bologna

 

L'infanzia è un tempo breve, per molti assente, lungo la retta dell'esistenza. L'infanzia dei miti e degli dei invece, può durare tempi lunghissimi, veri e propri cicli che vanno a sovrapporsi alla maturità del tempo diurno. Molti dei nascono nel regime notturno dei simboli e si sviluppano di pari passo con l'evoluzione umana, ricollocandosi nella dimensione diurna. Anche al dio Ares toccò questa sorte.

A sostegno della radice ctonia delle divinità c'è anche il fatto reale che gli organi riproduttivi maschile e femminile hanno entrambi un odore che riporta al mare, a testimoniare l'origine indiscussa di ogni forma vivente, ben rappresentata dalla dea Afrodite. Nel mare trova la collocazione la bellezza oltre alla vita. Nel regno fluido la bellezza viene associata spontaneamente al principio di armonia che è smussamento degli angoli. Il mare è vita, il mare è armonia, quindi bellezza. Il mare è anche la patria dell'amore che trova il suo primitivo impulso nella profusione dei due umori. L'amore prima della vita è l'impronta inafferrabile che il mare rilascia ovunque.

L'odore lo associamo alla verità perché veicola l'essere. "Non ha un buon odore" spesso diciamo in rapporto a un individuo che non ci convince, fino a dire "puzza". Chiaramente non ci riferiamo all'odore della pelle ma a quello interiore. Inconsapevolmente, usando la succitata espressione, ci poniamo in ascolto delle sue viscere interiori che ci parlano del suo essere. L'odore del mare che caratterizza gli organi sessuali è la nostra origine che permane anche negli individui maschili, nonostante la successiva traslazione del membro al regime della luce e del cielo, per la verticalità che esso assume nella relazione sessuale. È il passo successivo che lo proietta nella fecondità del cielo e gli fa attribuire il nome popolare di "uccello". Proprio su questa ambiguità dei simboli si concentra l'aspetto estetico immaginifico della bisessualità maschile rappresentata dal divino Dioniso e veicolata da alcuni racconti mitologici tra i più antichi, provenienti dall'Asia Minore.

La virilità maschile è un attributo vincente conseguente alla necessità di mettere ordine nel corredo rappresentativo simbolico. L'ambiguità di Dioniso viene subito scalzata dal suo alter ego Apollo, dio delle arti e della musica che imprime nella concezione della musica primitiva ancorata ai ritmi della terra e tribali, una derivazione cosmica che la collega alle alte sfere dell'Universo. Ed è a questa concezione che si richiama Platone.

Ritornando ad Ares, costui è tra le divinità che partorite dagli albori della civiltà contadina, viene poi traslata a dio della guerra. L'elemento iconografico rappresentativo di questa traslazione è l'aratro convertito in carro solare. L'aratro è anteriore alla scoperta della ruota che da rappresentazione del ciclo annuale legato alle coltivazioni ritrova la sua collocazione tra le stelle a rappresentare la raggiera del disco solare, e tutti i corpi celesti in movimento. Ogni corpo vivente mostra la necessità di movimento e ogni forma dalle meno alle più evolute riceve un imprinting che lo conduce lungo una sorta di cammino di predestinazione. L'uomo non sfugge a questo principio. L'uomo è condotto e richiamato dal principio che anima l'Universo e che nel mondo greco si sfrangia nella visione politeistica degli dei dell'Olimpo, che trova poi il suo accentramento nella figura di Zeus.

L'arte bellica sostituisce l'uomo a Dio e ciò spiega nella cultura orientale la figura del monaco guerriero. Le facoltà decisionali in guerra sono affidate a chi pianifica e conduce le imprese. Gli dei ispirano, consigliano, a volte intervengono all'interno dei racconti mitologici ma è l'uomo fautore del proprio destino. L'uomo diventa colui che è come Dio, espressione questa usata a proposito di San Michele Arcangelo dalle origini mitraiche. Il bue che la conduce l'aratro, ritenuto tuttora insieme a tutti i bovini animale sacro in India, viene sostituito dall'auriga, il condottiero sul carro di guerra. Il sangue versato per difendere territorio e valori è sangue sacro in rapporto al sole che nasce e muore per ritornare l'indomani nel cielo ammantato del suo sangue. Le frecce uccidono ma è anche vero che dalle frecce si viene uccisi. Resta l'immortalità degli eroi al pari del sole che nonostante le continue sconfitte ritorna ad essere, lavato dal suo stesso sangue, offrendo all'uomo nuove occasioni per il racconto delle sue gesta.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.