Se Nix era lo spazio vuoto del nulla, Urano rappresentava il firmamento con i suoi tappeti di stelle. La vita per il Greco dei primordi e per l'uomo arcaico in genere si svolgeva dall'alto verso il basso. La fecondazione era opera della luce che rispuntava all'alba. Il cielo trepidante di costellazioni luminose era la promessa di vita e di fecondità. Come in cielo, così in terra...
Il nome Urano contiene la stessa radice di uro. Anticamente il cielo era considerato fluido. Un esteso letto di acque sospese che con le nuvole strizza parte di sé sulla terra. Urano per come si mostrava, ricordava l'urina che all'interno contiene cristalli dorati. La fertilità era presente negli organi riproduttivi atti anche all'espulsione dei rifiuti liquidi. L'uomo dei primordi associava non solo per istinto ma anche col dono dell'osservazione l'attività riproduttiva a quella terminale dell'apparato digerente. Gli organi riproduttivi dell'uomo erano pertanto considerati dispensatori di vita, senza che venisse fatta alcuna differenza tra liquido seminale e urina. Non dobbiamo pertanto stupirci che Urano contenesse nel nome riferimenti all'urea e all'urina. Era il prototipo della mascolinità associata alla virilità ben rappresentata dal simbolo del toro.
È stato dimostrato dalla scienza che il consumo eccessivo di carne specie bovina, produce acidi urici, determinando la cosiddetta gotta. Ciò spiega attraverso l'alimentazione un legame arcaico tra l'uomo e il bovino che si protrae da tempi infiniti.
Tanti sono i motivi che avrebbero portato l'uomo greco primitivo a elaborare il mito di Crono che evira Urano. Alla base ci sarebbe il bisogno di rendere comprensibile e razionalizzabile, bisogno intrinseco e peculiare della cultura greca, quanto appare infinito. L'estensione e l'espansione dell'Universo hanno sempre esercitato un certo fascino sull'uomo, mettendone in discussione la potenza. Sappiamo quanto la speculazione platonica abbia insistito sulla visione del mondo iperuranico e quanto per i Greci fosse importante da sempre il sopravvento del Cosmos sul Caos primordiale. Contenere l'Universo significa dare all'uomo la possibilità di avvicinarlo, studiarlo e intenderlo. La fecondità della terra passa attraverso l'attributo della bellezza incarnata da Venere e consente al mondo greco di unire quanto è materia agli sconfinati spazi eterici.
La fecondità discende dall'uomo e dalle gocce di sangue di Urano che fecondarono la spuma del mare, da una conchiglia nacque la dea dell'amore. Un racconto questo carico di una forte valenza simbolica. Il mare è il liquido primordiale, la spuma il liquido femminile. L'Amore e la Vita anticamente erano legati inestricabilmente. La passione era la dirompenza del furore maschile raffigurato dallo straripamento violento dei fiumi. I fiumi mesopotamici del Tigri e dell'Eufrate sono stati emblematici nel concepimento delle rappresentazioni della genesi della vita. Il Nilo ha portato le civiltà antiche a fare il passo successivo attraverso sculture imponenti che celebrassero il legame tra l'Universo e la terra, tra il vuoto dell'infinito e la vita.
La terra è stata benedetta dal Cielo. È questo un motivo arcaico che ritorna nel tempo e che lega il nostro pianeta alla dispensazione del cielo. Il cielo semina, la donna accoglie. Il cielo è il grande granaio che conserva il nostro futuro. In lui seme e acqua coesistono, entrambi embrioni e condizioni fondamentali per la vita.